L’AI, infatti, potrebbe essere impiegata nei processi di produzione per ridurre gli errori e ottimizzare le operazioni, creando in questo modo nuove opportunità. Allo stesso tempo però, affidare all’intelligenza artificiali professioni creative e intellettuali, funzioni amministrative e contabili, potrebbe mettere a rischio alcune figure professionali.
Nonostante le possibilità che possono derivare dal connubio tra AI e lavoro, ci sono anche rischi associati a questa collaborazione che non possono essere trascurati. Tra questi vi sono la diffusione di stereotipi e discriminazioni, la minaccia alla privacy e la concentrazione del potere economico nelle mani delle imprese leader nell’innovazione tecnologica.
Per evitare questi scenari è importante investire nel processo di collaborazione e crescita sociale. Il coinvolgimento di diversi attori come istituzioni, sindacati, imprese e cittadini può promuovere un nuovo localismo basato sulla comunità che può rafforzare in questo modo anche i legami sociali. Il tutto attraverso un continuo sviluppo delle tecnologie, e in particolare delle AI, nel mondo del lavoro.
Inoltre, è importante migliorare qualità e sicurezza, spostando l’attenzione verso attività che richiedono l’intelligenza umana, non replicabile dalle macchine. Inoltre, è cruciale considerare il rapporto tra tecnologia e territorio e le opportunità che lo sviluppo tecnologico può offrire, specialmente nelle filiere che stanno subendo processi di dematerializzazione.
Per contrastare i rischi, citati poco fa, è dunque necessaria una governance multilivello che includa diversi interventi pubblici orientati al lungo termine. Inoltre, investire in regolamenti comuni a livello europeo sull’AI. Inoltre, il sindacato deve rivestire un ruolo importante nella partecipazione alla governance di questo processo, garantendo che l’innovazione non aumenti le disuguaglianze e che vengano tutelati i diritti dei lavoratori.