streaming tv via cavo Gli abbonamenti alle piattaforme streaming hanno ormai superato i prezzi della TV via cavo. I servizi offerti sono decisamente diversi, ma è interessante notare come inizialmente il prezzo fosse uno dei criteri con cui si preferiva una piattaforma in streaming ad altro, adesso non fa più alcuna differenza. Gli utenti mediamente preferiscono comunque pagare di più piuttosto che tornare alla TV tradizionale.

Secondo un report pubblicato di recente, le piattaforme streaming costano all’abbonato medio statunitense quasi 1.000 dollari all’anno. In Italia la situazione è diversa ma il ragionamento alla base è lo stesso. Un sondaggio condotto dalla piattaforma online Bango ha rivelato che i clienti americani pagano in media 924 dollari in abbonamenti annuali, da sommare ai costi per avere la connessione ad Internet.

Il cambiamento può essere attribuito al forte aumento dei prezzi per piattaforme popolari come Netflix e Disney Plus, e alla quantità ormai fuori controllo di piattaforme e contenuti differenti. Delle 5.000 persone intervistate nel sondaggio, quasi tre quarti degli intervistati hanno affermato che preferirebbero un unico hub di contenuti per raggruppare tutti i loro abbonamenti.

TV via cavo del tutto superata dagli abbonamenti ai servizi in streaming, nonostante l’aumento dei costi

Lo scorso agosto, un’analisi del Financial Times ha rivelato che il costo combinato dei popolari servizi di streaming aveva superato per la prima volta la tradizionale televisione via cavo, con un pacchetto medio di TV via cavo che costava agli utenti statunitensi 83 dollari al mese. In Italia la situazione presenta delle differenze anche per il ruolo meno di rilievo che la TV via cavo ha già da molti anni, seguita da servizi satellitari e successivamente da quelli in streaming. In America, ad esempio, non è così.

Tra i fattori scatenanti di questo risvolto degli abbonamenti ai servizi in streaming e le loro piattaforme è l’aumento dei prezzi. Tuttavia, una società di data intelligence ha rilevato che, nonostante il successo ormai consolidato di queste piattaforme, da qualche anno – per l’esattezza dal 2022 – una parte di utenti si è affidata alla pirateria.

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