Quando stipuliamo un contratto con un operatore telefonico, ciò comporta una serie di dettagli tra cui SMS, chiamate e navigazione internet. Spesso i gestori delle linee telefoniche introducono il concetto di “rimodulazione tariffaria“, un termine gentile che avvisa i consumatori della prossima necessità di spendere più denaro per gli stessi servizi precedentemente goduti.
Nel corso degli anni, ci siamo abituati a questa pratica comune da parte degli operatori telefonici, ma ciò non implica una rassegnazione all’aumento incessante dei prezzi. Sebbene l’incremento mensile possa sembrare modesto, magari di uno o due euro, la rimodulazione tariffaria può verificarsi anche una volta all’anno, portando a un notevole aumento nel costo del nostro abbonamento nel corso del tempo.
Cosa possiamo fare per difenderci da questa pratica? Le principali compagnie telefoniche come TIM, Vodafone e WindTre solitamente inseriscono clausole nei contratti, rendendo le tariffe non vincolate
in modo permanente. Ad esempio, la tariffa nel contratto potrebbe essere non vincolata solo per i primi sei mesi o un anno, dopodiché l’operatore telefonico può modificarla, giustificando tale cambiamento con il termine “rimodulazione tariffaria“.
Questa è la strategia delle compagnie telefoniche per spingerci a spendere sempre di più ogni anno. Talvolta, nel rincaro, vengono inclusi alcuni gigabyte di navigazione presentati come “gratuiti“, ma in realtà, stiamo soltanto pagando di più per gli stessi servizi.
È importante notare che, per legge, gli operatori telefonici sono tenuti a fornire un preavviso minimo di 30 giorni prima di aumentare i canoni. Questo periodo ci offre l’opportunità di valutare la possibilità di passare a un’altra compagnia, esplorando le offerte disponibili sul mercato.
La consapevolezza dei meccanismi di rimodulazione tariffaria e la nostra capacità di valutare le alternative ci consentono di difenderci da aumenti ingiustificati e di fare scelte consapevoli nel mondo complesso delle tariffe telefoniche.