Il panorama della neurotecnologia ha subito una svolta epocale circa due mesi fa, quando Neuralink ha effettuato con successo il suo primo impianto cerebrale su un essere umano. Nonostante tale successo, le notizie successive hanno sollevato più domande che risposte, alimentando una crescente preoccupazione all’interno della comunità scientifica e medica. A tal proposito, la scorsa settimana, Elon Musk ha annunciato che il paziente si è ripreso completamente e ha acquisito la capacità di muovere il puntatore di un mouse con il pensiero, ma la mancanza di prove concrete ha portato alla luce una serie di interrogativi preoccupanti.
In un recente articolo pubblicato su Nature, diversi ricercatori hanno espresso le proprie perplessità riguardo alla mancanza di trasparenza da parte di Neuralink. Sameer Sheth, un neurochirurgo specializzato in neurotecnologie impiantate, ha sottolineato come la mancanza di informazioni dettagliate alimenti l’ansia all’interno della comunità scientifica. Le informazioni riguardanti lo stato di salute del paziente sono scarse, e le dichiarazioni di Musk sono l’unica fonte disponibile fino ad ora.
I primi esperimenti umani di Neuralink
La sicurezza del dispositivo Neuralink è un’altra questione che suscita preoccupazione. Non sono stati resi noti dettagli riguardanti le pratiche eseguite durante l’operazione, né sullo stato di sicurezza del dispositivo stesso. Sebbene Neuralink abbia condiviso video del suo sistema robotizzato in grado di impiantare gli elettrodi del dispositivo nell’agar, una sostanza simile al cervello umano, non ci sono informazioni sull’effettivo utilizzo clinico di questa tecnologia.
Le preoccupazioni dei ricercatori sono state ulteriormente alimentate da un’inchiesta di Wired dello scorso anno. Questa inchiesta ha rivelato esiti negativi di esperimenti condotti da Neuralink tra il 2017 e il 2020. Sebbene siano passati diversi anni da allora, la mancanza di trasparenza continua a gettare ombre sulla reputazione e sulla credibilità dell’azienda.
Anche la portata reale dell’esperimento solleva dubbi. Bolu Ajiboye, ricercatore specializzato in interfacce cervello–computer, ha sottolineato che risultati simili sono stati raggiunti in passato. Ha dimostrato, infatti, che già nel 2004 è stata dimostrata la capacità di controllare un mouse con il pensiero. Questo solleva interrogativi sulle vere innovazioni portate da Neuralink e sull’effettivo impatto della loro ricerca nel campo delle interfacce cerebro–computer.
Dunque, sebbene il lavoro di Neuralink rappresenti un passo avanti significativo nel campo della neurotecnologia, la mancanza di trasparenza e di prove concrete solleva dubbi e preoccupazioni.