Il Digital Markets Act, cioè il nuovo regolamento europeo sul mercato digitale, entrato in vigore il 6 marzo di questa’anno, mette alla prova i colossi del settore costringendoli ad adottare delle nuove strategie al fine di rispettare la normativa senza subire particolari danni. Google ha già presentato la sua strategia tramite un comunicato ufficiale nel quale affronta le nuove misure riguardanti gli utenti e le aziende, gli sviluppatori e la condivisione dei dati.
L’obiettivo del regolamento introdotto dall’Unione Europea è quello di gestire la concorrenza tra le aziende digitali così da evitare la conquista del monopolio da parte delle Big Tech, che sono così costrette a rinunciare alla promozione individuale di alcuni dei servizi di cui sono proprietarie. Ciò spiega le difficoltà riscontrate da molti utenti nell’accedere, ad esempio, a Google Maps tramite Google. L’azienda non potrà più proporre il suo prodotto tra le prime opzioni durante la ricerca di un utente.
Digital Markets Act: cosa cambia per gli utenti e le misure attuate da Google!
L’attuazione del Digital Markets Act avrà senza alcun dubbio delle ripercussioni sugli utenti. Già da qualche giorno è stato possibile notare come accedendo a Google e ricercando un indirizzo non si è più ricondotti a Google Maps bensì a un’immagine del luogo ricercato.
Google non è l’unica azienda coinvolta nei cambiamenti. Amazon, Meta, Microsoft e tutte le aziende definite gatekeeper, cioè società che propongono più servizi agli utenti e che hanno quindi una maggiore influenza sul mercato.
Le aziende in questione avranno sei mesi di tempo per prendere atto del DMA e proporre dei servizi tramite i quali garantire trasparenza agli utenti consentendo loro di avere ben visibile la vasta scelta di contenuti presenti sulla rete. Per quanto riguarda Google, il colosso manifesta la sua volontà di collaborare nell’impresa avviata dall’UE e afferma:
«Riteniamo che l’interpretazione e l’applicazione coerenti di queste nuove regole in tutte le società designate saranno fondamentali per garantire condizioni di parità per le imprese e i consumatori europei in futuro.
Oltre la scadenza di marzo, continueremo a lavorare con la Commissione europea e l’industria per assicurarci di continuare a offrire prodotti e servizi utili, sicuri e conformi alle persone e alle imprese in Europa.»