Il nucleo centrale della proposta consiste nell’estensione del reato di truffa, rendendolo più efficace nel contrastare le frodi online. Tra le principali disposizioni, vi è l’obbligo di confisca degli strumenti informatici utilizzati dai truffatori, al fine di impedire la ripetizione delle azioni illecite. Inoltre, si propone che tali reati siano perseguibili anche senza la necessità di una querela da parte della vittima, al fine di alleggerire il carico di lavoro degli uffici giudiziari e garantire una maggiore efficacia nell’azione penale.
Un’altra importante novità introdotta dalla proposta è la possibilità di applicare la confisca anche per equivalente del profitto derivante dal reato. Attualmente, questa misura non è prevista per la truffa, ma la sua introduzione consentirebbe di colpire i beni
del truffatore che abbiano un valore equivalente alla somma illecitamente ottenuta. Ciò potrebbe dissuadere i truffatori, rendendo meno conveniente l’attività criminosa nel lungo termine.A tal proposito, è però importante considerare che i truffatori online sono spesso individui astuti e ben preparati. Questi criminali, infatti, sfruttano le potenzialità anonime e sfuggenti del mondo digitale per commettere le proprie frodi. Inoltre, spesso risultano particolarmente difficili da identificare e possono essere privi di proprietà pignorabili, rendendo complessa persino l’applicazione delle sanzioni previste dalla legge per questo tipo di reato.
Nonostante ciò, l’approvazione della proposta di legge rappresenterebbe un segnale forte da parte dello Stato. Un gesto simile potrebbe affermare la volontà del governo di contrastare il fenomeno delle truffe online. Si auspica che, con gli adeguati strumenti e la collaborazione delle istituzioni, si possa concretamente rendere l’ambiente digitale più sicuro e protetto per tutti i cittadini. Solo con un processo del genere sarà possibile ridurre l’appetibilità delle pratiche fraudolente, soprattutto nel contesto italiano, noto per la sua vivacità e il suo potenziale economico.