Negli Stati Uniti, il mondo della Big Tech si trova nuovamente sottoposto a un’ondata di licenziamenti. Sundar Pichai, CEO di Google, ha annunciato che i tagli continueranno anche nel 2024, anche se Pichai ha sottolineato che non avranno la stessa portata delle riduzioni dello scorso anno e non coinvolgeranno tutte le squadre aziendali.
Lo scorso anno, Alphabet, la società madre di Google, ha eliminato circa il 6% dei suoi dipendenti, pari a circa 12.000 lavoratori, su una forza lavoro di 182.000 persone registrata al 30 settembre. Ora, ci si chiede se questa nuova ondata di licenziamenti rappresenti una seconda fase del trend osservato nello stesso periodo dell’anno precedente.
Secondo il monitoraggio del sito web layoffs.fyi, il settore tecnologico a livello globale ha sperimentato 9.533 esuberi. Se confrontato con lo stesso periodo dell’anno scorso, in cui le aziende tecnologiche avevano licenziato circa 38.000 dipendenti, sembra che il fenomeno sia più controllato a livello globale.
Analizzando i dati raccolti da Layoffs.fyi nel 2023, emerge che il settore tecnologico ha vissuto un notevole numero di licenziamenti, con la vendita al dettaglio
come il settore più colpito per il secondo anno consecutivo, con oltre 32.000 dipendenti colpiti. Seguono i settori consumer e hardware, con oltre 30.000 e 24.000 licenziamenti rispettivamente. Complessivamente, nel settore tecnologico globale si sono verificati più di 167.000 licenziamenti solo nel primo trimestre del 2023, segnando un record assoluto dallo scoppio della pandemia di COVID-19.
Questo impatto è stato particolarmente evidente nei giganti tecnologici, tra cui Google, Microsoft, Meta e IBM, che hanno tutti contribuito a questo record trimestrale. Amazon, in particolare, ha condotto due cicli separati di licenziamenti nello stesso periodo.
Guardando le aziende che hanno adottato tagli del personale, Amazon si posiziona al vertice con 27.000 licenziamenti in cinque round distinti, seguita da Meta e Google con rispettivamente 21.000 e 12.000 tagli annunciati.
Le conseguenze di questi licenziamenti di massa non si limitano solo agli individui colpiti, ma hanno anche effetti dannosi sul morale dei dipendenti rimasti e sulle prestazioni complessive dell’azienda. Studi indicano che ridimensionare la forza lavoro di appena l’1% può causare un aumento del 31% del turnover volontario l’anno successivo, evidenziando l’impatto significativo di queste decisioni aziendali sulla stabilità organizzativa e sulla fiducia dei dipendenti.