Un anno fa, il MIT sotto la guida del Ministro Matteo Salvini ha investito 103 milioni di euro per costruire 36 stazioni di rifornimento di idrogeno in Italia, soprattutto al nord. Tuttavia, ci si chiede: quali veicoli potranno effettivamente utilizzarle?
Guardando rapidamente ai dati dell’UNRAE, emerge che in Italia sono state vendute solamente due vetture a idrogeno (FCEV) nell’intero 2023, e nei primi due mesi del 2024 siamo ancora a zero, e sembra che la situazione non cambierà presto.
Crisi dell’idrogeno: sfide e prospettive
È evidente che l’idrogeno come fonte energetica è in crisi non solo in Europa, ma anche a livello globale. In Danimarca, ad esempio, tutti i distributori di idrogeno del Paese sono stati chiusi, e la situazione non è migliore in California, dove persino Shell ha chiuso i propri distributori di idrogeno. La Germania, il più grande mercato europeo, ha subito un crollo delle immatricolazioni di auto FCEV, passando da 835 nel 2022 a soli 263 nel 2023, un calo del 70%.
Se le auto elettriche a batteria sono spesso criticate per la mancanza di punti di ricarica in Italia, la situazione dell’idrogeno è ancora più preoccupante. Al momento, esistono solo due distributori attivi in Italia, uno a Bolzano e uno a Mestre di proprietà di ENI. Anche se il MIT ha finanziato ulteriori stazioni, c’è il rischio che diventino inutilizzate, senza clienti. Questo problema è meno rilevante nel settore del trasporto merci, dove alcuni mezzi pesanti alimentati a idrogeno sono attivi sulle principali rotte europee.
Nonostante le sfide, alcuni marchi giapponesi continuano a investire nell’idrogeno, con Honda che ha sviluppato il primo veicolo Plug-in Hybrid batteria+idrogeno. Sebbene non si debba preferire una tecnologia rispetto all’altra, è possibile che batterie e idrogeno coesistano in futuro. Tuttavia, al momento i fatti indicano una situazione difficile per l’idrogeno come alternativa energetica. Se siete interessati all’argomento, vi consigliamo articoli simili.