In tutta la storia umana, le antiche civiltà egizie hanno sorpreso il mondo con le loro imponenti piramidi, monumenti che testimoniavano la loro grandezza e potenza. Dietro la maestosità di queste costruzioni si cela un aspetto conosciuto e altrettanto affascinante che ritroviamo nell’arte, nell’archeologia e anche nei media. Parliamo del mistero delle mummie. Recentemente, gli archeologi hanno intrapreso un viaggio nel tempo attraverso queste mummie, svelando non solo la storia dei loro abitanti, ma anche il loro stato di salute e le sfide che hanno affrontato durante la loro vita nell’Antico Egitto.
Le mummie, avvolte in tele di lino, sono testimonianze preziose di una civiltà antica. Inizialmente, il focus era sulle mummie più celebri, come quelle di Ramsete II, Tutankhamon e Amenofi I, con l’intento di esaminare i volti dei protagonisti del passato. Questo interesse si è presto ampliato. Nelle ricerche hanno coinvolto anche i corpi di individui meno noti. Ciò ha permesso agli esperti di gettare luce sullo stato di salute e sugli stili di vita dell’intera popolazione egizia.
Attraverso un meticoloso processo di studio e analisi, gli scienziati hanno scoperto una realtà sorprendente: le mummie portano i segni di varie patologie e infestazioni parassitarie. Lo studio pubblicato su Advances in Parasitology ha rivelato che circa i due terzi delle mummie analizzate mostrano segni di parassitosi, mentre il 22% soffriva di malaria. Ancora più rilevante è il fatto che oltre il 40% delle mummie presentava segni di infestazione da pulci
Persino la celebre mummia di Tutankhamon ha subito queste afflizioni. Il plasmodio della malaria è stato individuato tra i parassiti che hanno infestato il giovane faraone, anche se non è stato ritenuto la causa della sua morte, ampiamente attribuita a una caduta da cavallo o a una congiura. Ma come gli scienziati sono riusciti a identificare questi dettagli? Hanno esaminato attentamente i resti e hanno lì individuato i segni inconfondibili che hanno poi portato alla rivelazione storica. Ad esempio, la malaria e le parassitosi intestinali hanno causato una spugnosità delle ossa, indicativa di carenze nutrizionali, mentre i vermi della trichinosi hanno lasciato segni nei tessuti muscolari.
Anche le pratiche di imbalsamazione, se non eseguite correttamente, hanno contribuito a conservare i parassiti all’interno delle bende. Questo è stato evidente in casi come quello della mummia del museo di Manchester, dove vermi sono stati ritrovati attaccati al cervello dopo circa 3500 anni. Le ragioni dietro queste elevate infestazioni parassitarie sono molteplici. La vicinanza al fiume Nilo esponeva la popolazione agli attacchi dei parassiti, mentre la presenza diffusa di zanzare trasmettitori di malaria complicava ulteriormente la situazione. Inoltre, abitudini alimentari come il consumo di carne poco cotta favorivano l’incistamento di vermi trematodi.