Oggi vi parliamo del concetto di flusso creativo, quest’ultimo ampiamente studiato nel corso degli anni, però scoprire esattamente come funziona rimane ancora un mistero. Una delle teorie più accreditate per l’incentivazione di esso era l’uso della cannabis, questo perché l’idea di base è quella di trovarsi in uno stato mentale così profondo che il mondo esterno sembra svanire, proprio come quando si assume della cannabis.
Lo studio a cui ci riferiamo è quello della Drexel University, che ha condotto un esperimento su 32 chitarristi jazz, variando in età e con un background di formazione musicale che andava dai 4 ai 33 anni di esperienza. Hanno utilizzato gli strumenti come fossero un elettroencefalogramma, gli scienziati hanno poi osservato cosa succede nel cervello dei musicisti mentre si concentravano in sessioni di improvvisazione jazz.
Queste sessioni hanno prodotto dei risultati, hanno mostrato che attivare le regioni del cervello legate all’espressione personale, come quelle associate al linguaggio e all’immaginazione visiva, sono elementi fondamentali per raggiungere lo stato di flusso, tutto questo se allo stesso tempo si riesce a ridurre l’attività nelle aree legate all’inibizione.
Come raggiungere lo stato di “flusso creativo”
Da questa scoperta sono emersi quindi due fattori fondamentali: una profonda esperienza nell’attività svolta e la capacità di rinunciare al controllo consapevole. Gli studiosi inoltre pensano che l’entrata nel flusso creativo sia possibile grazie ad uno stato di iperfocalizzazione che esclude distrazioni, “lasciandosi andare”, come quando si fa scorrere l’acqua corrente.
Infine l’esperimento ha mostrato che da parte dei lobi frontali superiori del cervello ci sia un’attività ridotta, perché questi sono associati principalmente al controllo esecutivo, durante i momenti di creatività. Questa ultima tesi rafforza l’idea che per raggiungere il proprio flusso creativo, sia necessario lasciarsi andare.