Una scoperta sconvolgente ha scosso gli esperti di paleontologia, portando alla luce dagli abissi oscuri nuove prove sul gigantismo oceanico preistorico. Al centro di quella che può definirsi come rivoluzione scientifica, c’è il Perucetus colossus, una balena estinta ritrovata nelle profondità del Perù, che ricorda vagamente un lamantino, datata a circa 39 milioni di anni fa.
Inizialmente considerato uno dei più grandi animali mai esistiti, prevedendo un peso corporeo che oscillava tra le 85 e le 340 tonnellate, il Perucetus ha ora rivelato un’altra verità. La scoperta è stata possibile grazie a un’analisi pionieristica condotta da Ryosuke Motani dell’Università della California Davis e dall’esperto Nicholas Pyenson dello Smithsonian National Museum of Natural History.
La scoperta sorprendente cambia la paleontologia per sempre
Lo studio dettagliato delle ossa del Perucetus ha mostrato una densità insolitamente elevata. Gli scienziati l’hanno inizialmente interpretata come indicazione di una massa corporea titanica. Questa caratteristica era un metodo di adattamento per mantenere una flottabilità neutra nelle profondità marine, simile a quella riscontrata in creature come i plesiosauri estinti. Motani e Pyenson hanno effettuato un’analisi meticolosa che ha portato a una revisione significativa delle stime.
Contrariamente alle previsioni iniziali, sembra che questo gigante dei mari non abbia raggiunto le dimensioni spettacolari precedentemente ipotizzate. La scoperta è che un Perucetus di circa 17 metri avrebbe avuto un peso di 60-70 tonnellate, mentre un esemplare adulto di 20 metri non avrebbe superato le 110 tonnellate. Una differenza sostanziale in confronto ai dati precedenti.
Seppur la scoperta abbia rigirato le carte in tavola, anche con questa revisione delle dimensioni il Perucetus resta un esemplare affascinante che permette uno sguardo sulla vita marina preistorica. Ora però non è più considerato il gigante assoluto. Il suo ruolo nell’ecosistema oceanico del medio Eocene è tuttavia ancora indispensabile per i paleontologi. Esso, infatti, contribuisce alla comprensione dell’evoluzione delle balene e degli organismi nel corso della storia della fauna marina.