Gli otto guardiani del nostro sistema solare tracciano le loro orbite intorno al sole, alimentando un’antica domanda che ha affascinato gli umani per millenni: è possibile che Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno si allineino in una perfetta fila indiana, come se partecipassero a una coreografia cosmica ben orchestrata tra pianeti?
La risposta a questo enigma, intricato nei meandri della scienza astronomica, dipende dalla nostra disposizione a estendere il concetto di “allineamento“. Le orbite dei pianeti, con inclinazioni diverse rispetto all’equatore solare, complicano notevolmente il quadro.
Quando, dalla nostra prospettiva terrestre, sembra che i pianeti si allineino, in realtà essi fluttuano nello spazio tridimensionale, separati da considerevoli distanze l’uno dall’altro, mai realmente in fila. L’apparente allineamento diventa dunque una questione di prospettiva, un’illusione ottica che colora il cielo notturno con tocchi di meraviglia, senza implicare una reale vicinanza fisica tra i corpi celesti.
Questi spettacoli celesti, noti come congiunzioni planetarie, offrono un’esperienza visiva straordinaria, ma ingannano sulla reale grandezza delle distanze astronomiche. Gli astronomi misurano le distanze apparenti in cielo in gradi angolari, considerando che l’intero orizzonte si estende per 360 gradi e la luna piena occupa soltanto mezzo grado, sfuggendo così a una precisa quantificazione la definizione stessa di “allineamento“.
Dalle analisi condotte dall’astronomo belga Jean Meeus emergono verità sorprendenti: sebbene i tre pianeti più interni possano avvicinarsi l’un l’altro ogni circa 40 anni, un autentico allineamento di tutti e otto i pianeti rimarrà un’illusione. Meeus calcola che un tale evento richiederebbe tempi cosmici ben oltre la longevità del nostro sole, destinato a consumare alcuni di questi mondi nel suo inevitabile destino da gigante rosso.
L’ultimo raduno visibile degli otto pianeti entro un arco di 30 gradi risale al lontano 1665, e dovremo pazientare fino al 2492 per assistere nuovamente a uno spettacolo simile, quando i pianeti condivideranno ancora una volta metà del cielo.