Lasorella ha evidenziato le difficoltà degli scorsi mesi riguardo questo delicato argomento e l’impegno della piattaforma Piracy Shield. Questa è stata sviluppata in collaborazione con varie agenzie e enti. Tra queste troviamo l’Agenzia per la Cyber Sicurezza Nazionale, la Guardia di Finanza, la Polizia Postale e il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, nonché con operatori del settore.
Secondo i dati rilevati finora, ci sono state 314 richieste di accreditamento. Tra queste cinque sono state proposte da soggetti segnalatori come Sky, RTI, DAZN, Lega Serie A e B. Mentre 309 sono arrivate degli Internet Service Provider (ISP). Nei primi mesi di attività, sono stati emessi all’incirca 11 provvedimenti cautelari contro la trasmissione illegale di eventi sportivi e altri contenuti audiovisivi. In totale, sono stati bloccati 2.176 indirizzi IP e 3.127 Fully Qualified Domain Name.
Nonostante la sua efficienza, sono emerse alcune sfide, relative alla distinzione dei contenuti leciti rispetto a quelli illeciti. Le sfide sono emerse anche nelle interazioni con i gestori del motore di ricerca e altri fornitori di servizi internet. Questo accade perché le reti di distribuzione di contenuti, chiamate content delivery network (CDN), vengono usate sempre di più dai pirati del web. Ed è proprio questo meccanismo che complica il processo di identificazione e blocco di tutti i contenuti illegali.
Per riuscire ad affrontare queste problematiche sono stati avviati una serie di contatti con Google. Lo scopo di quest’ultimi è quello di deindicizzare i siti pirata dai risultati di ricerca e bloccare la pubblicità su questi siti. Google, dal canto suo, si è dichiarato disponibile a bloccare la pubblicità su richiesta. Allo stesso tempo però ha proposto di non accreditarsi alla piattaforma Piracy Shield.
Nel concludere il suo intervento, Lasorella ha parlato anche delle app disponibili sugli Store che consentono la visione di contenuti coperti da copyright in diretta. Tra queste è stata citata Live Football TV HD, rimossa dall’App Store di Google solo dopo pressioni da parte di AGCOM. Questo esempio dimostra l’intenzione dell’Autorità di combattere il tedioso problema della pirateria online.