Nelle profondità della grotta Lovelock Cave nel Nevada, una leggenda secolare ha da sempre alimentaato la curiosità degli storici e degli amanti del mistero: si tratta della storia di antichi giganti dai capelli rossi cannibali. La domanda principale che ha affollato le menti dei cercatori di verità è stata: ma esistevano davvero?
Millenni di storia umana sono passati per questa cava, come testimoniano gli antichissimi reperti archeologici rinvenuti al suo interno. Questi attestano anche l’importanza che questa aveva per le culture native americane che abitavano quelle terre all’epoca.
Llewellyn Lemont Loud, illustre archeologo, ha portato alla luce durante le sue prime esplorazioni archeologiche in loco almeno 10.000 reperti, tra cui undici esce per attirare le anatre realizzate con pelle e vere piume. Ma quello che ha davvero attirato l’attenzione collettiva è stata la leggenda dei giganti cannibali dai capelli rossi legata alla Lovelock Cave. Secondo una versione del mito dei Paiute del nord, un’antica tribù di uomini dalle dimensioni enormi, nota come “
Si-Te-Cah“, avrebbe un tempo popolato la regione, per poi essere sconfitta e bandita dai primi.
Nonostante non ci sia alcuna prova scientifica a dimostrazione che il fatto sia realmente avvenuto, la leggenda di questi giganti misteriosi ha continuato a invadere le menti dei più curiosi, alimentata poi dalla scoperta di resti umani di grandi dimensioni (parliamo anche di 2.30 m), i cui capelli, per tendenza naturale dopo la morte in determinate condizioni ambientali, hanno cominciato a diventare rossicci.
La storica Adrienne Mayor non nasconde il suo scetticismo. Sostiene che la storia dei cannibali dai capelli rossi altro non sia che un metodo degli imprenditori locali – nemmeno troppo originale, considerando i precedenti come il mostro di Loch Ness – per attirare i turisti. Aiutati in questo dalla forte presenza nell’area di ossa di megafauna preistorica che facilmente può essere scambiata per qualcosa di diverso, per chi non è avvezzo alla biologia, con un po’ di fantasia persino a resti umani di giganti.