Nel comunicato stampa pubblicato viene spiegato che Booking fornirebbe ad alcune strutture alberghiere determinati vantaggi per quanto riguarda la visibilità della propria offerta nei risultati di ricerca. Si tratta delle strutture che fanno parte del “Programma Partner Preferiti”. L’accordo consisteva in uno “scambio di favori”. A commissioni più convenienti vengono concessi su booking.com prezzi più competitivi per suddette strutture.
Una struttura che ha deciso di prendere parte al Programma può decidere di lasciarlo in qualunque momento, tornando a pagare commissioni standard e perdendo il segno distintivo di adesione, ovvero il pollice in su. Se successivamente la struttura vuole tornare nuovamente nel Programma, Booking si riserva la possibilità di valutare anche fino a 6 mesi la proposta e i requisiti di accesso
. Considerando quest’ultimo dettaglio è evidente che le strutture in realtà non siano completamente libere di uscire e rientrare scegliendo un arco temporale di adesione strategico.Questo è solo l’inizio. Infatti, è stato messo in evidenza che Booking se rileva strutture con prezzi migliori proposti su altri siti, la piattaforma si riserva la possibilità di applicare uno sconto, senza il consenso delle strutture. In questo modo, la piattaforma allinea l’offerta a quella migliore che viene presentata online.
Secondo l’Autorità, questo tipo di strategia finisce per ostacolare lo svolgimento di una concorrenza effettiva, almeno a livello nazionale. Inoltre, finisce per offrire degli effetti negativi sulle strutture ricettive ed anche sui consumatori. Quest’ultimi sono colpiti soprattutto per quanto riguarda la proposta di prezzi maggiori e minore scelta per i servizi di intermediazione.
L’istruttoria ha portato i funzionari dell’Autorità nelle sedi di Booking.com (Italia) S.r.l. per svolgere delle ispezioni. Queste sono state condotte grazie al supporto presentato dal Nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza. Questa intrigata situazione colpisce Booking poco dopo la risoluzione di altri problemi con il fisco italiano. Questi presentatisi qualche tempo fa erano stati “risolti” con un accordo raggiunto lo scorso novembre.