In una recente indagine condotta da un gruppo di scienziate in Germania si è fatto luce su un mistero umano un po’ particolare: il motivo specifico per il quale i neonati spesso emanano un profumo avvolgente, mentre gli adolescenti possono risultare, diciamo così, meno gradevoli. Questo studio è solo l’ultimo dei diversi studi che hanno trattato questo tema e investigato sulle cause dell’odore associato all’invecchiamento.
Il metodo di ricerca si è svolto coinvolgendo due gruppi di partecipanti: il primo composto da bambini di età compresa tra 1 e 3 anni mentre l’altro da adolescenti tra i 14 e i 18 anni. I partecipanti hanno trascorso una notte in un ambiente ospedaliero, indossando magliette con tamponi di cotone posizionati sotto le ascelle. Avevano inoltre il divieto assoluto di consumare cibi speziati, cipolle, aglio, o utilizzare deodoranti e shampoo profumati nei due giorni precedenti all’esperimento, così da non compromettere l’odore naturale dei loro corpi.
L’analisi di laboratorio dei campioni di cotone ha rivelato la presenza di quarantadue sostanze odorifere. La maggior parte di esse era comune tra i due gruppi, ma sono stati i dettagli a fare la differenza. Nei bambini piccoli è stato identificato un composto chiamato alpha-isomethylionone, caratterizzato da un aroma gradevole, floreale e leggermente legnoso. Al contrario, negli adolescenti sono spiccati l’acido 4-etilottanoico e l’acido dodecanoico, con note olfattive sgradevoli di rancido, che ricordano odori di capra e cera.
La ricerca suggerisce che la principale ragione di questa differenza di odori risieda nell’assenza di questi due composti nei bambini piccoli. Esplorando le motivazioni evolutive dietro a questi fenomeni odorigeni, si è ipotizzato che le ghiandole responsabili della produzione di tali sostanze si “attivino” durante la pubertà.
Inoltre, è interessante notare che gli odori possono cambiare significativamente con la crescita e influenzare le dinamiche relazionali. Questo è supportato da studi comportamentali su altre specie, come quello sui pesci spinarello, che evitano l’accoppiamento con individui geneticamente simili basandosi proprio sul senso dell’olfatto.