Un nuovo aumento previsto da Shell per il prezzo della benzina
Un nuovo aumento previsto da Shell per il prezzo della benzina

Se le preoccupazioni su un possibile aumento dei prezzi erano ancora solo delle ipotesi, abbiamo una cattiva notizia per voi. Secondo Shell, la transizione verso il veicolo elettrico potrebbe gravare pesantemente sulle tasche degli automobilisti che utilizzano ancora benzina e gasolio.

 

L’insofferenza verso la scelta green

La compagnia petrolifera ha espresso apertamente la sua disapprovazione riguardo alla decisione dell’Unione Europea di vietare la vendita di nuove auto termiche a partire dal 2035. Shell avverte che i consumatori di carburanti potrebbero trovarsi a fronteggiare prezzi sempre più alti. Ciò potrebbe avvenire per due ragioni principali: in primis, le grandi compagnie petrolifere potrebbero essere obbligate, a livello europeo, ad installare colonnine di ricarica elettrica nei distributori di carburante già esistenti, generando costi che l’azienda non intende sostenere. In secondo luogo, c’è la preoccupazione che l’estrazione di petrolio e gas possa subire restrizioni, sia nei Paesi Bassi – da dove Shell ha lanciato l’allarme – che nel resto d’Europa. Se queste operazioni venissero limitate, i prezzi dei carburanti aumenterebbero inevitabilmente.

La situazione è tutt’altro che rassicurante, soprattutto considerando che le compagnie petrolifere come Shell hanno obiettivi ambientali ambiziosi da raggiungere nei prossimi anni. Con l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 del 45% rispetto al 2019 entro il 2030, il tempo stringe e sembra che Shell non sia disposta a finanziare da sola le azioni necessarie per raggiungere questi obiettivi. Chi pagherà, quindi? Gli automobilisti che si affidano ancora alla benzina e al gasolio, almeno stando agli avvertimenti della compagnia petrolifera.

Al momento, si tratta solo di avvertimenti, ma i prezzi potrebbero effettivamente aumentare nel prossimo futuro. Esiste il rischio che in diverse parti d’Europa, compresa l’Italia, i prezzi superino facilmente i 2 euro al litro, considerando che già oggi un litro di carburante verde si aggira intorno all’euro e novanta. Oltre alla data del 2035 stabilita dall’UE, è chiaro che ogni rivoluzione richiede sacrifici e sforzi economici, con conseguenze dirette sulla salute dell’ambiente e sulla nostra stessa salute, considerando l’inquinamento atmosferico presente nelle nostre città.

 

La posizione scomoda di Shell

Nonostante le controversie sulle tempistiche e sugli impatti economici, è evidente per molti che l’era dei carburanti fossili per i veicoli sta giungendo al termine, come evidenziato anche durante l’ultima COP28. Shell, naturalmente, ha un intero business da difendere e il tentativo di incutere timore negli automobilisti potrebbe avere un effetto significativo anche a livello politico. Resta da vedere come si evolverà la situazione e quali saranno le conseguenze concrete per i consumatori e per l’industria automobilistica nel suo complesso.

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