Dopo anni ed anni di lotte legali, la TIM riceverà dal governo italiano un rimborso di ben 1 miliardo di euro. Non si tratta di una voce, la notizia è stata confermata sia dall’operatore che da Palazzo Chigi. Il governo, però, è in disaccordo con la decisione del tribunale ed ha intenzione di fare ricorso richiedendo la sospensione degli effetti esecutivi.
La vicenda ha avuto inizio nel 1998, quando la TIM, ancora Telecom Italia, era già privata. Nonostante ciò, lo stati italiano impose al gestore il pagamento di un canone anche quell’anno, andando contro la direttiva europea sulla liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni. La richiesta del governo portò al versamento di una cifra, ingiustamente versata, di circa 530 milioni di euro.
La TIM ha atteso 26 anni e…attenderà ancora
La Corte d’appello di Roma ha “aspettato” 26 anni prima di emettere la sentenza definitiva. Il governo dovrà restituire la somma pagata alla TIM aggiungendo gli interessi maturati nel tempo. La notizia ha portato alle stelle il titolo in Borsa dell’operatore generando un aumento del 5,19% e una capitalizzazione che ha sfiorato i 5 miliardi di euro. Una grossa risalita della china. La sentenza della Corte d’appello si basa anche sulla decisione della magistratura europea del 2020, che ha ribadito la presenza delle regole non rispettate. Questo non fatto altro che rafforzare la posizione di TIM nella sua battaglia legale contro il governo italiano.
Il governo, dopo l’esito del dibattito legale, ha subito annunciato la volontà di esprimere ricorso presso la Cassazione, chiedendo che la pronuncia non sia esecutiva nell’immediato come richiesto. Che significa? Che la battaglia potrebbe non essere ancora stata vinta e che la controparte ha richiesto del tempo per non dover rimborsare il gestore con una cifra tanto alta, almeno non in questo momento. La TIM combatterà ancora per la propria giustizia? La storia infinita continua e la conclusione è incerta, ma l’appoggio delle leggi europee e il verdetto emanato forse già mostrano come andrà a finire.