Già che sblocchiamo i nostri smartphone con il viso o con l’impronta digitale è molto diverso rispetto ai codici e alle sequenze, più veloce e meno impegnativo da ricordare. Se creassero un sistema migliore? Fra qualche anno potremo, forse, accedere ai nostri dispositivi soltanto respirando. Grazie ad alcuni esperimenti condotti dal team di ricercatori guidati dal Prof. Mahesh Panchagnula, nell’IIT di Madras, si potrebbe giungere ad un nuovo sistema che unisce la medicina e l’identificazione biometrica.
L’idea alla base di questa ricerca è molto più semplice di quello che appare ed anche alquanto poetica. Come ogni fiocco di neve che ha una struttura unica, ognuno di noi possiede all’interno del proprio respiro un modello distintivo. Utilizzando tecnologie all’avanguardia basate sull’intelligenza artificiale, i ricercatori intendono sfruttare queste variazioni del flusso d’aria per creare una firma biometrica “respiratoria” con cui poi poter entrare negli smartphone ed altri dispositivi elettronici.
Il progetto ruota attorno il concetto di geometria extratoracica. Si tratta della complessa rete di vie aeree che regola il passaggio del nostro respiro partendo dai polmoni ed arrivando fino all’esterno. Nella zona interna del nostro corpo ci sono le piccole differenze che vanno a generare un flusso respiratorio univoco
Il Prof. Panchagnula spera che con tale possano cambiare radicalmente la medicina personalizzata, realizzando trattamenti su misura basati sul respiro unico di ciascun individuo. Ciò che rende questa innovazione ancora più affascinante è la sua non invasività. A differenza delle modalità biometriche tradizionali, che spesso richiedono dispositivi di scansione o sensori complessi, l’identificazione basata sul flusso respiratorio consentirebbe invece di avere a disposizione un metodo continuo e per nulla invasivo. Immaginate se anche solo con il proprio smartphone si potessero diagnosticare i problemi respiratori, non sarebbe fantastico?