Nel 2018, il presidente Putin annunciò con enfasi il debutto dello Zircon, un formidabile missile progettato per essere lanciato da sottomarini, navi e truppe di terra, destinato a rappresentare una minaccia per interi eserciti e imponenti navi. Ma, secondo Tom Sharpe, ex ufficiale di guerra della marina della NATO, le affermazioni ufficiali potrebbero non essere del tutto accurate.
Il missile ipersonico Zircon
Lo Zircon è classificato come missile “ipersonico“, viaggiando tecnicamente a una velocità superiore a Mach 5, ovvero oltre cinque volte la velocità del suono. Sharpe però sottolinea che ci sono altre armi, come le testate nucleari ICBM, che raggiungono velocità simili ma non vengono designate come “ipersoniche“.
Per essere precisi, lo Zircon è un missile “da crociera ipersonico“, che viaggia all’interno dell’atmosfera sotto spinta per la maggior parte del suo volo. I russi hanno già ottenuto risultati simili con il Kalibr, un drone a reazione specializzato in missioni di sola andata, e che diventa supersonico verso la fine del suo volo per rendere difficile l’intercettazione.
Una caratteristica distintiva dello Zircon è il suo motore “scramjet“, capace di bruciare carburante in un flusso d’aria supersonico, consentendo al missile di raggiungere velocità superiori a Mach 5. Sharpe ha paragonato il suo funzionamento a “accendere un fiammifero in un uragano”, sottolineando le sfide tecniche associate alla sua efficienza.
Un’arma forse non così micidiale
L’utilizzo dello Zircon nel conflitto in Ucraina ha sollevato ulteriori interrogativi sulle sue capacità. Nonostante le affermazioni sulla portata di 1000 km e la velocità massima di Mach 8, alcuni scienziati hanno trovato strani i dati, considerando le dimensioni del missile. Inoltre, l’analisi condotta dalla Royal United Services Institute (RUSI) ha sollevato dubbi sul ritmo di sviluppo e sugli eventi di test, con Sharpe che evidenzia l’assenza di fallimenti documentati.
Al momento, la vera efficacia dello Zircon rimane incerta, con pochi test ufficiali e alcune evidenze di utilizzo durante il conflitto in Ucraina, dove i rottami sono stati trovati vicino a obiettivi non militari, suggerendo possibili errori di mira o intercettazioni fallite.