Purtroppo questo fenomeno non si è verificato solo una volta perché c’è stato un altro massacro di anguille adulte in un altro fiume. Precisamente si è verificato dall’altra parte del paese a solo un mese da questa parte. Ancora non si sanno le motivazioni legate alla morte della specie elvers, ma si sa che il mese scorso le anguille sono state uccise da un inquinante tossico. Per fortuna le autorità competenti stanno ancora svolgendo un’accurata indagine.
Una questione importante a cui potremmo attribuire la morte di queste anguille potrebbe essere il cambiamento climatico. La gestione del Kauritutahi Stream sta a Hona Edwards, e sembrerebbe, che abbia costantemente segnalato un peggioramento della qualità dell’acqua. tramite i test effettuati sia a valle che a monte, il supervisore ha riscontrato un’anomalia in tutti i parametri analizzati, compresi i livelli di ossigeno disciolto.
Problemi in Nuova Zelanda, tante anguille sono morte
Secondo Edwards: “Abbiamo osservato un’accumulo di alghe, sintomo di un aumento della temperatura dell’acqua. Poi, la maggior parte del fiume presentava un flusso d’acqua quasi inesistente. Senza flusso, l’ossigeno disciolto si riduce e le tossine si accumulano.” Purtroppo il fenomeno in questione si va a collocare nel contesto globale di morti di massa di pesci, da sardine e sgombri sulle coste del Giappone a carcasse di pesci in decomposizione che hanno intasato i fiumi in Australia e tra Polonia e Germania.
Anche se la morte di massa di queste anguille può verificarsi in natura, recenti ricerche hanno messo in evidenza la frequenza di questi fenomeni. Viene affermato anche che gli eventi in questione sono spesso legati a disturbi antropici. In sostanza l’inquinamento, l’uso agricolo delle acque, le siccità e l’innalzamento delle temperature, ecc… sono ottimi catalizzatori per la formazione della flora marina che provoca la diminuzione della quantità di ossigeno nell’acqua.
La vita di queste anguille sta diventando sempre più frenetica a causa di tutti questi avvenimenti. In media un esemplare potrebbe vivere fino a 52 anni. La perdita di questi animali, però, può essere interpretato come un campanello d’allarme che richiede un intervento immediato. Il tutto per prevenire i problemi nei nostri corsi d’acqua, possibile solo grazie alla regolazione dell’inquinamento.
“Se lasciamo che il riscaldamento continui, le ondate di calore marine diventeranno più comuni e intense, e assisteremo a sempre più morie di questo tipo” ha avvertito il climatologo James Renwick. “Dobbiamo smettere immediatamente di bruciare combustibili fossili, perché i problemi possono solo peggiorare.”