Una scoperta a dir poco sensazionale che coinvolge la geologia lunare e cattura l’immaginazione degli scienziati. Sono due nuovi minerali identificati tra i materiali riportati sulla Terra dalla missione Chang’e-5 nel 2020. Questi minerali, finora sconosciuti sia sulla Terra che altrove, rappresentano un affascinante enigma per tutta la comunità scientifica.
Il titanio è un elemento già da tempo riconosciuto nella geologia lunare, ma quello attualmente in corso di studio sembra presentare caratteristiche del tutto diverse rispetto alle forme conosciute. Se sulla Terra il diossido di titanio è un elemento comune e molto utilizzato nei vari settori della tecnologia, come ad esempio in quello degli strumenti ottici, la sua controparte lunare sembra avere una composizione cristallina unica, che finora si pensava fosse impossibile da ottenere sulla Terra.
I nuovi materiali di titanio si legano all’ossigeno in modo inverso rispetto alle forme terrestri, formando cristalli di Ti2O anziché TiO2. Questa scoperta è chiaramente molto importante e solleva numerosi interrogativi riguardo alla formazione geologica degli stessi e sul perché non siano mai stati individuati prima, durante le precedenti missioni lunari.
Secondo gli studiosi, la risposta potrebbe risiedere nelle dimensioni microscopiche dei micrometeoriti. Questi piccoli corpi celesti, con dimensioni comprese tra 1 e 100 micrometri, possono schiantarsi sulla Luna ad altissime velocità, superando i 20 km al secondo. L’assenza di un’atmosfera sulla Luna permette loro di colpire il suolo con forza devastante, causando la fusione e la solidificazione delle rocce circostanti in nuovi materiali minerali.
L’analisi dei frammenti lunari ha rivelato inoltre la presenza di piccoli crateri, all’interno dei quali si trovano i granelli di titanio e ossigeno. Nonostante le loro dimensioni apparentemente insignificanti, questi granelli sono di enorme interesse scientifico. Ad esempio, si è scoperto che il cristallo di Ti2O assorbe molta più luce ultravioletta rispetto al TiO2 terrestre, rendendolo un fotocatalizzatore più potente.
Questa scoperta non fa che sottolineare quanto ancora abbiamo da imparare sulla complessa geologia della Luna. I nuovi materiali di titanio aprono nuove prospettive di conoscenza, coinvolgono diverse possibilità tecnologiche e sono di ulteriore stimolo per le prossime missioni lunari.