Un recente studio condotto dall’Università Martin Luther di Halle-Wittenberg ha sollevato una questione urgente riguardo alla sopravvivenza delle scimmie africane. Delle scimmie si è discusso molto ultimamente, ma per problematiche etiche legate agli esperimenti di Neuralink e delle loro conseguenze su quei poveri animali. In questo caso, invece, il problema principale è l’espansione dell’industria mineraria, necessaria per alimentare la crescente domanda di auto elettriche e turbine eoliche, che minaccia seriamente fino a un terzo delle popolazioni di gorilla e scimpanzé africani.
Il cuore del dilemma risiede proprio nella distruzione degli habitat naturali di queste creature. La deforestazione, l’inquinamento e il rumore assordante delle attività minerarie stanno mettendo a repentaglio non solo la loro sopravvivenza base, ma potrebbero addirittura portare all’estinzione di intere specie.
Il rapporto, pubblicato su Science Advances, mette in guardia sul boom minerario senza precedenti che sta interessando l’Africa , minacciando la vita selvatica e gli ecosistemi in tutto il continente. I Paesi dell’Africa occidentale, come Sierra Leone e Guinea, sono particolarmente a rischio, ospitando ben l’80% della popolazione di scimmie.
Gli studiosi avvertono che il rischio potrebbe essere ancora più grave di quanto si pensi e sottolineano l’importanza vitale di preservare le aree con alta biodiversità. La dottoressa Jessica Junker di Re:wild, un’organizzazione no-profit texana, ribadisce l’importanza del riciclaggio dei materiali tossici per ridurre l’impatto ambientale dell’industria estrattiva.
È imperativo che l’industria automobilistica e delle energie rinnovabili affronti questa sfida con urgenza. Si devono sviluppare strategie sostenibili per ridurre la dipendenza dai materiali estrattivi, che già si prospetta come una crisi piuttosto grave, garantendo al contempo la conservazione degli habitat vitali per la fauna selvatica. Perché la sostenibilità che va a discapito della natura è davvero un controsenso che in questo pianeta già provato dalla presenza umana, non possiamo davvero permetterci.