Nel vasto e mutevole universo dell’App Store di Apple, emergono a volte fenomeni destinati a rimanere nella memoria degli appassionati per un breve, ma significativo periodo di tempo. Uno di questi eventi è stato il breve apparire di Bimmy, un emulatore NES sviluppato da Tom Salvo. Il suo intento era nobile. Ovvero offrire agli utenti la possibilità di rivivere l’epoca d’oro del Nintendo Entertainment System, consentendo di giocare a titoli classici come Super Mario Bros, The Legend of Zelda e Metroid, oltre a sperimentare la creazione di videogame homebrew. La sua permanenza nell’ecosistema di Apple è stata effimera, con Salvo che ha deciso di ritirare rapidamente l’applicazione, temendo possibili conseguenze legali.
Questa vicenda ha gettato una luce acuta sulle intricanti questioni legali che circondano l’emulazione dei giochi retrò su dispositivi moderni, soprattutto quando essi ricevono l’approvazione iniziale da parte di Apple stessa. La decisione dello sviluppatore di rimuovere Bimmy
ha sollevato domande cruciali riguardo alla responsabilità degli emulatori e alla legalità delle loro azioni. Soprattutto alla luce delle potenziali accuse di violazione del copyright che possono provenire da colossi del settore come Nintendo. La proliferazione delle ROM di NES, anche se facenti parte del dominio pubblico, presenta un terreno legale disseminato di ambiguità e incertezze, che possono facilmente scoraggiare i programmatori, anche quando agiscono in buona fede.Questo episodio, seppur breve, ha messo in evidenza la fragilità e la complessità del delicato equilibrio tra passione per il retrogaming e rispetto per la legalità nel regno digitale. In particolare in un contesto in cui le politiche delle piattaforme e le leggi sul copyright possono cambiare rapidamente, lasciando gli utenti in balia di un mare di incertezze. È dunque facile pensare che il cammino verso una coesistenza armoniosa tra passione per i videogame online e rispetto per la legalità è ancora lungo e tortuoso.