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Huawei MateBook X con processore Intel AI: gli americani non la prendono bene

La questione Huawei per i repubblicani americani resta una ferita tuttora aperta, questi ultimi speravano che le restrizioni applicate dall’amministrazione Trump fossero riuscite a mettere fuori uso la più grossa azienda cinese la quale però ha reagito non solo guarendo da questo attacco ma tornando più forte di prima, gli ultimi numeri infatti parlano chiaro e segnano una crescita indiscutibile.

Questa ferita dunque per gli americani ogni tanto torna a sanguinare ed è successo quando i legislatori si sono accorti che l’azienda cinese nonostante tutte le sanzioni e le restrizioni ad essa applicate, è riuscito a presentare un notebook con un processore di intelligenza artificiale di Intel, c’è da fare una precisazione però, dal momento che il notebook in questione è il MateBook X pro ed il processore in questione è il core ultra 9 di Intel, Il quale può elaborare modelli di intelligenza artificiale ma certamente non arriva ai chip Nvidia e AMD per i datacenter.

 

Paradossale

Il fatto paradossale è che è stata proprio l’amministrazione Trump a concedere a Intel, così come a Qualcomm e AMD, una licenza speciale per poter vendere i propri prodotti a Huawei, il tutto a partire dal 2020, anni fino al 2024 durante i quali l’amministrazione Biden ha ricevuto più volte richieste da parte di alcuni membri del congresso di revocare tale licenza, richieste placatesi quando la risposta sottolineato che le licenze sarebbero scadute entro la fine di quest’anno senza ricevere un rinnovo.

I dissapori però si sono nuovamente acutizzate quando la presentazione da parte di Huawei ha sottolineato la presenza di licenze che invece sembrano esistere a scanso delle convinzioni del Dipartimento del commercio americano.

Qualcuno poi ha dato come risposta a tutti questi dubbi che tale tipologia di processore non fosse influenzata dalle recenti restrizioni a cascata imposte sulle spedizioni di chip verso la Cina, la questione resta però tuttora apertissima.

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Pubblicato da
Eduardo Bleve