L'Italia ha bisogno di energie diversificate e anche del ritorno al nucleare, secondo il ministro Pichetto Fratin
L’Italia ha bisogno di energie diversificate e anche del ritorno al nucleare, secondo il ministro Pichetto Fratin

Il nucleare è tornato di moda in Italia, dopo un bel po’ di tempo. Ricordi il referendum del ’87? Quello dove il 65% delle persone ha detto “no” alle centrali nucleari? Ecco, ora sembra che ci stiamo ripensando. Il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha detto che vuole rimettere il nucleare nel mix energetico del 2030-2050. E che dobbiamo rivedere un po’ le regole che abbiamo adesso.

 

Energia diversificata per non rimanere indietro

Questa decisione arriva dopo che la Commissione Ambiente della Camera ha fatto un po’ di indagini sulla questione. Non ci stupisce tanto, visto che il governo ha sempre parlato bene del nucleare e delle energie rinnovabili. Pichetto Fratin ha detto molte cose interessanti in una conferenza all’Università di Pavia. Come ad esempio che il nucleare può essere una soluzione ecologica contro i cambiamenti climatici.

Però, non tutti sono d’accordo. C’è chi ha paura dei rischi e degli effetti negativi sull’ambiente. Ma ci sono anche ministri e persone importanti che dicono di sì. Urso, ad esempio, dice che il nucleare può aiutare l’Italia a stare al passo con gli altri paesi. E anche Cattaneo, il capo di Enel, dice che dovremmo puntare su un mix di energia diversificato.

E c’è anche chi pensa che il nucleare possa portare tanti soldi e lavoro in Italia. Spada, per esempio, dice che potrebbe creare molti posti di lavoro e opportunità nuove. Sembra che anche la gente sia d’accordo. Secondo alcuni sondaggi, la maggior parte degli italiani sarebbe favorevole alla costruzione di nuove centrali nucleari.

 

Un nuovo tipo di nucleare

Insomma, sembra che il nucleare sia di nuovo sulla bocca di tutti. Ma questa volta si parla di tecnologie nuove, come gli SMR. Sono piccoli reattori, ma sembrano essere più sicuri e facili da gestire. Dovrebbero essere messi vicino alle città, ma gestiti da gruppi locali anziché dallo Stato.

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