La plastica è un problema reale che va affrontato, soprattutto da parte delle aziende che la producono
La plastica è un problema reale che va affrontato, soprattutto da parte delle aziende che la producono

Un’indagine appena uscita mette in luce un aspetto davvero preoccupante riguardo all’inquinamento da plastica. Proprio quella cosa che sembra essersi infiltrata ovunque nel nostro mondo. Lo studio, pubblicato su Science Advances, ha messo sotto la lente d’ingrandimento quasi 2 milioni di pezzi di plastica raccolti in 84 paesi tra il 2018 e il 2022. E la sorpresa (o forse non tanto) è che circa un quarto di tutta quella plastica proviene da soli cinque grandi colossi industriali.

 

Poche aziende, ma pessime

Chi sono questi cattivi? Beh, le solite sospettate: Coca Cola e PepsiCo si prendono la fetta più grossa, con rispettivamente l’11% e il 5% del totale. Poi c’è Nestlé, Danone e Altria, il gigante del tabacco. Sembra quasi che queste grandi aziende stiano “plastificando” il pianeta.

Questo significa, in sostanza, che c’è una stretta correlazione tra chi produce plastica e la quantità di rifiuti che troviamo in giro. E questo non è un buon segno. Più di metà di tutti i pezzi di plastica rintracciati provengono da soli 56 marchi. Quindi, se vogliamo combattere l’inquinamento da plastica, sembra che dobbiamo guardare verso le grandi aziende e chiederci cosa stanno combinando.

Gli autori dello studio non hanno peli sulla lingua. Dicono che dobbiamo smetterla con le bottigliette di plastica usa e getta. E hanno ragione, dopotutto. Bere dalla bottiglietta è comodo, ma non è esattamente un gesto ecologico.

Le aziende alimentari e delle bevande, secondo loro, dovrebbero davvero ridurre la quantità di plastica monouso che usano. Dopotutto, la maggior parte dei rifiuti che troviamo in giro sono proprio quelli. E non è che possiamo fare finta di niente e sperare che sparisca da sola.

 

Un cambiamento di rotta obbligato

Certo, c’è un po’ di speranza. Gli esperti dicono che possiamo migliorare la gestione dei rifiuti, cambiare il modo in cui progettiamo i prodotti e cercare di rendere tutto più riciclabile. E questo è un buon punto di partenza. Ma forse dovremmo anche pensare a creare standard internazionali e a condividere informazioni sulla problematica della plastica. Perché, alla fine, siamo tutti sulla stessa barca (che speriamo non sia fatta di plastica).

Sembra proprio che dobbiamo tirarci su le maniche e metterci all’opera. Con la produzione di sostanze plastiche che cresce a ritmi pazzeschi, non possiamo più permetterci di ignorare il problema. E dobbiamo ringraziare quei 100.000 volontari di Break Free From Plastic che hanno raccolto tutti quei dati. Senza di loro, probabilmente staremmo ancora a chiederci dove sia finita tutta quella plastica.

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