Chi di noi non ha mai fantasticato sull’idea di un universo bidimensionale, dove la realtà è piatta come un foglio di carta e gli esseri viventi si muovono solo su superfici senza profondità? Questo concetto affascinante è stato esplorato per la prima volta da Edwin Abbott Abbott nel suo romanzo “Flatlandia“, un vero e proprio capolavoro della fantascienza del 1884.
Ma cosa succederebbe se prendessimo sul serio l’idea di vita in un universo così diverso dal nostro? Ecco dove entrano in gioco i moderni scienziati come James Scargill e il suo team di ricercatori, che stanno cercando di dare una risposta a questa intrigante domanda.
Scargill, laureato in fisica a Oxford, si è immerso nell’indagine su questo argomento affascinante. Una delle sue scoperte più sorprendenti è stata quella riguardante i campi gravitazionali. Contrariamente a quanto potremmo pensare, sembra che anche in un universo bidimensionale ci sia spazio per la gravità. Questo è un punto cruciale, perché sappiamo quanto sia importante la gravità per lo sviluppo della vita. Senza di essa, non ci sarebbe stato un Sistema solare né la Terra così come la conosciamo.
Ma come funzionerebbe la gravità in un mondo bidimensionale ? Scargill ha sviluppato una teoria della gravità scalare che suggerisce che potrebbero esistere orbite stabili attorno a sorgenti puntiformi. È come se, anche in un mondo piatto, ci fosse una sorta di “forza invisibile” che tiene tutto insieme.
Altre teorie coinvolgono concetti più astratti, come le stringhe e le brane della teoria delle stringhe. Le brane sono come superfici dinamiche nello spazio-tempo, e si ipotizza che il gravitone, la particella che trasmette la forza gravitazionale, potrebbe non essere confinato solo sulla superficie di una brana. Questo aprirebbe interessanti possibilità per un universo bidimensionale, anche se suona più fantascienza che fisica.
Ma tornando con i piedi per terra, come potrebbero essere gli abitanti di un universo bidimensionale? Probabilmente non sarebbero molto simili a noi. Immaginate creature piatte e con un sistema nervoso altamente sviluppato. Sarebbero davvero strane, ma in un mondo dove la realtà è diversa, forse è normale essere diversi.
Insomma, mentre continuiamo a sognare e a fantasticare su mondi alternativi, il lavoro di menti come quella di Scargill ci ricorda che la scienza non ha limiti. Anche se un universo bidimensionale sembra fantascienza, potrebbe essere più reale di quanto pensiamo. E chissà quali altre meraviglie ci riserverà l’universo, in tutte le sue dimensioni e forme.