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Auto elettriche cinesi: resistenza e sospetti dall’UE

Anche la MG nell’occhio del ciclone delle auto elettriche cinesi prese di mira dalla Commissione Europea

Le auto elettriche cinesi stanno facendo un assalto al mercato europeo da alcuni mesi, e la Commissione Europea ha sollevato accuse sulle sovvenzioni eccessive concesse dalle autorità cinesi alle case automobilistiche, rendendo sleale la competizione quando le auto vengono esportate in Europa.

 

I marchi cinesi si rifiutano di collaborare

Da ottobre scorso, è in corso un’indagine formale per raccogliere informazioni sui processi industriali, finanziari e commerciali dei marchi cinesi, al fine di valutare la correttezza del loro comportamento.

Secondo quanto riportato da Politico.eu, la Commissione UE sta incontrando una forte resistenza da parte di alcuni marchi cinesi. La testata cita parti di lettere inviate dalla Commissione ai costruttori. I legali di SAIC (marchio MG) sono stati avvisati di un comportamento non collaborativo: “Il vostro cliente ha mantenuto il suo approccio e ha continuato a rifiutare l’accesso ad alcune informazioni importanti. Il vostro cliente ha presentato richieste di proroga quasi sistematicamente, anche se non ha utilizzato questo tempo aggiuntivo per fornire le informazioni richieste dalla Commissione”.

Anche Geely, che detiene diversi marchi come Volvo, Polestar, Zeekr, smart e Lotus, ha ignorato le richieste della Commissione: “nessuna delle società finanziarie del Gruppo Geely ha risposto al questionario della Commissione”. Non ci sono parti direttamente citate per BYD, ma sembra che i problemi siano simili, con informazioni nascoste che limitano le indagini solo a fatti conosciuti.

 

I dazi che non disincentivano

Se la collaborazione rimanesse scarsa, la Commissione potrebbe imporre dazi addizionali. Dal marzo scorso, ha iniziato a tracciare ogni singolo veicolo cinese entrato in Europa. Secondo alcuni analisti, però,  anche dazi piuttosto pesanti potrebbero non essere sufficienti a bilanciare i vantaggi di queste aziende, che potrebbero comunque ottenere profitti anche con dazi all’importazione fino al 30%.

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Pubblicato da
Margherita Zichella