Arriva un nuovo e grande impianto di cattura e stoccaggio CO2 in Islanda

L’Islanda è forse, letteralmente, il terreno più fertile esistente per lo sviluppo e la creazione di nuove tecnologie e la costruzione di nuovi impianti per la Cattura e lo Stoccaggio del Carbonio e della sua conseguente evoluzione, la Cattura e lo Stoccaggio della CO2 direttamente dall’aria. Due degli impianti con più grande rilevanza nell’intero globo, quelli di Orca e Mammoth, si ergono già proprio a Hellisheiði e sono stati entrambi ideati e realizzati dall’azienda svizzera Climeworks.

Gli impianti CCS e DACC di Climeworks sono costituiti da “contenitori collettori” modulari dotati di ventilatori che aspirano l’aria. Questa poi attraversa uno speciale filtro in grado di assorbire l’anidride carbonica. Quando poi i filtri divengono saturi, questi vengono portati ad una temperatura tale da permettere loro di liberare la CO2 catturata. L’anidride carbonica viene poi disciolta nell’acqua. Il liquame creatosi viene quindi pompato nel sottosuolo e conservato nelle formazioni di basalto islandesi. Qui si trasforma in modo naturale in roccia.

Il nuovo impianto cattura 10 volte più CO2 di quello esistente

L’impianto nuovo a Mammoth sarà in grado di catturare quasi 10 volte più CO₂ di Orca, ma ci sono ancora degli ostacoli parecchio importanti da considerare.  Tra questi troviamo i costi operativi che si attestano sui 600 dollari per ogni singola  tonnellata di CO2 catturata e poi tenuta da parte. Sebbene anche il Canada e gli Stati Uniti abbiano dimostrato interesse alla CCS, i timori riguardo ai costi e alla sua efficacia continuano ad ostacolarne la diffusione.

Il Canada potrebbe preferire infatti soluzioni alternative per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni entro il 2030. Un rapporto pubblicato nel 2023 ha poi innalzato dei dubbi sull’efficacia della CCS come sistema ottimale netta-zero per il settore petrolifero e del gas canadese. Questo ha evidenziato ancora una volta la sua costosità e la necessità di ulteriori sviluppi tecnologici. Se quindi l’Islanda ha un parere totalmente differente il futuro della tecnologia per la riduzione di CO2 rimane comunque incerto. Chi avrà ragione tra questi Paesi dalle idee così diverse?

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