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L’arte dell’imitazione: come i robot imparano dai movimenti umani

I nuovi sistemi di sviluppo e addestramento dell’intelligenza artificiale porteranno a robot sempre più umani

Sapete quella sensazione quando sentite di essere davvero sul punto di qualcosa di grande? Ecco, proprio quella sensazione sta pervadendo il mondo della robotica in seguito alla notizia di un team di scienziati che ha combinato due approcci all’intelligenza artificiale in modo spettacolare. Stiamo parlando dei “generatori di pattern centrali” (CPG) e dell’apprendimento profondo rinforzato (DRL), due concetti che potrebbero davvero cambiare il gioco.

 

I due nuovi approcci CPG e DRL

Ma andiamo con ordine. I CPG, che sono una sorta di circuiti neurali che si trovano nel midollo spinale, sono stati definiti come i veri maestri del movimento umano. Pensate al camminare, al correre, a tutte quelle cose che noi facciamo senza nemmeno pensarci troppo: ecco, sono loro i responsabili. Quello che è interessante è che questa volta, anziché guardare solo alla tecnologia, ci siamo ispirati alla natura stessa. È una mossa intelligente, in fondo la natura ha sempre avuto le sue risposte, e sembra che stavolta abbiamo deciso di prenderle in considerazione.

Poi c’è il DRL, che è come un bambino curioso che impara da solo. Questo metodo di apprendimento permette ai sistemi di imparare da soli, proprio come farebbe un bambino che sperimenta con il mondo intorno a sé. Ed è una cosa piuttosto rivoluzionaria nel mondo dell’intelligenza artificiale, perché ci fa capire che forse il segreto del successo è proprio saper imparare dalle esperienze

, provando e riprovando fino a trovare la soluzione giusta.

Ora, prendete questi due concetti e metteteli insieme. Cosa ottieni? Un robot che cammina e corre come un essere umano. Sì, avete letto bene. Un robot che non fa movimenti goffi o innaturali, ma che si muove con una fluidità e una grazia che potrebbe far impallidire molti di noi. E non solo: questo robot si adatta a diverse velocità e a terreni sconnessi senza battere ciglio. È come se avesse una sorta di istinto, una capacità di adattamento che sembra quasi umana.

 

La robotica del futuro è un po’ più umana

Immaginate cosa potrebbe significare tutto questo. Non solo robot che fanno compiti ripetitivi in fabbrica, ma veri compagni di lavoro e di vita. Robot che possono esplorare il mondo con noi, affrontare insieme le sfide quotidiane e magari scoprire cose nuove che nemmeno immaginavamo. È un po’ come aprire una nuova finestra sul futuro.

Questa notizia è più di una semplice novità tecnologica. È una specie di promessa, un segnale che ci sta dicendo che il futuro potrebbe essere molto più interessante di quanto pensiamo. E noi non vediamo l’ora di scoprire cosa succederà dopo.

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Pubblicato da
Margherita Zichella