Il Wi-Fi, quella magica parola che evoca la libertà di navigare in rete senza vincoli di cavi, ha sempre intrigato la nostra curiosità riguardo al suo nome e alla sua origine. Spesso, lo consideriamo come un’abbreviazione di “Wireless Fidelity“, ma questa convinzione è stata recentemente smentita da Phil Belanger, uno dei fondatori della Wi-Fi Alliance. Secondo lui, il termine non ha origini acronimiche, ma allora, cosa significa veramente “Wi-Fi“?
Per svelare questo enigma, dobbiamo fare un viaggio indietro nel tempo, fino agli albori della tecnologia wireless negli anni ’90. In quel periodo, era fondamentale trovare un nome accattivante che catturasse l’immaginazione del pubblico, comunicando al contempo l’idea di una connessione senza fili di alta qualità. Qui entra in scena Interbrand, un’agenzia di marketing incaricata di battezzare questa nuova tecnologia.
Dopo una serie di brainstorming e analisi di mercato, Interbrand presentò una lista di potenziali nomi tra cui spiccava “Wi-Fi“. Questo termine, con la sua semplicità ed evocatività, richiamava vagamente l’idea di “alta fedeltà“, concetto ben noto nel mondo dell’audio, evocando qualità e precisione. L’associazione con “hi-fi” fu considerata un tocco di genio, poiché suggeriva un’esperienza senza fili di alta qualità, facilmente comprensibile e accattivante per il pubblico.
Nonostante la chiara spiegazione di Belanger e di altri esperti del settore, il mito di “Wireless Fidelity” continua a resistere nella cultura popolare. Questo fenomeno può essere attribuito alla nostra innata propensione a cercare significati nascosti o acronimi dietro le parole, anche quando non esistono.
Il nome “Wi-Fi” è stato concepito principalmente come una mossa di branding efficace, che ha contribuito a rendere la tecnologia familiare e accessibile a tutti. Oltre a ciò, il Wi-Fi rimane una delle invenzioni più rivoluzionarie dei tempi moderni, che ha trasformato radicalmente il nostro modo di connetterci e interagire con il mondo digitale che ci circonda.