Apple: l'accusa del Congo per l'uso dei "minerali del sangue"

La Apple, azienda che noi tutti conosciamo, famosa da decenni, ricca di fama per i suoi dispositivi che hanno fatto la storia, è ora sotto la luce dei riflettori e non per una notizia positiva riguardante una nuova innovazione. Questa volta l’azienda è coinvolta in una questione delicata riguardante l’etica della sua catena d’approvvigionamento. In particolare, l’attenzione ora è tutta sul suo utilizzo dei cosiddetti “minerali di sangue”.  Tali minerali, che provengono per la maggior parte dalla Repubblica Democratica del Congo, sono parte importante per la produzione aziendale delle componenti elettroniche. Il problema è che la loro estrazione ed il loro commercio vanno ad alimentare i conflitti armati nella regione. elettronici, ma la loro estrazione ed il commercio alimentano conflitti armati nella regione.

Il Congo è ricco di minerali particolari tra cui oro, stagno e tantalio, che insieme ad altri, sono noti come 3TG. Tali minerali sono essenziali per produrre i dispositivi moderni che tanto utilizziamo. Il problema primario è che spesso la loro estrazione avviene in condizioni di forte sfruttamento e l’aiuto ipotetico della Apple va a finanziare quei gruppi armati che da anni perpetuano la violenza nella regione. I gruppi usano ciò che guadagnano dalla vendita di questi minerali per poi acquistare armi e sostenere le proprie attività criminali. Ora, per chi non aveva capito il perché della denominazione, appare chiaro il motivo per il quale vengono chiamati “minerali del sangue”.

Silenzio da parte della Apple, ma il Congo vuole risposte

Gli avvocati internazionali che rappresentano il Congo hanno raccolto una serie di prove che dimostrano come questa catena sia sostenuta da grandi aziende. I legali hanno perciò comunicato al CEO della Apple, Tim Cook, le loro profonde preoccupazioni chiedendo poi chiarimenti e risposte sul loro operato in breve tempo.

La Apple ha poi dichiarato di commissionare in maniera regolamentare i dipendenti per far sì che la sua catena di approvvigionamento dei minerali sia sostenibile ed etica. Le criticità, a suo parere, se dovessero dimostrarsi reali porterebbero subito all’interruzione della collaborazione con i partner. Ciononostante, gli avvocati del Congo sostengono che gli audit della Apple non sono poi così efficaci. Anzi, sembra che la Apple abbia reciso sì il contratto, ma solo dopo la presentazione delle prove dello sfruttamento dei minerali di sangue. Questo ha portato inevitabilmente in molti, non solo ai legali, a pensare che la società fosse consapevole della grave situazione. Magari la Apple (probabilmente) ha preferito il silenzio piuttosto che un possibile danneggiamento della propria immagine. Ah, le priorità della grandi e potenti società.

Come avrà risposto la Apple a tali accuse? Ad ora, con il silenzio. L’assenza di commenti va soltanto ad alimentare i dubbi sulla trasparenza e sulla responsabilità dell’azienda nella gestione della catena per la raccolta dei minerali di sangue. Le preoccupazioni etiche salgono alle stelle, ma avranno la giusta attenzione o questa verrà spostata ancora una volta sull’innovazione? Si sa che le aziende tecnologiche, non solo la grande mela, in questi casi sono bravi a distogliere la concentrazione. Risponderà alle accuse o farà di tutto per farle cadere nel dimenticatoio e cercare di contenere l’eventuale danno alla sua immagine di azienda responsabile? Vedremo.

 

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