Durante questi anni Apple ha dimostrato di essere un’azienda molto attenta ai materiali utilizzati per la costruzione dei suoi dispositivi. Oltre alla realizzazione degli iPhone, degli iPad, dei MacBook e quant’altro, l’azienda di Cupertino ha sempre dimostrato di essere all’avanguardia anche riguardo al packaging.
Le confezioni degli smartphone infatti sono cambiate e al loro interno è stato inserito un quantitativo sempre minore di plastica. Per la stessa ragione anche i caricatori da muro sono stati estromessi dalle confezioni, proprio per favorire un riciclo di quelli vecchi. Allo stesso tempo qualcuno sostiene che Apple stia sotto un certo senso sbagliando.
Arrivano infatti accuse molto importanti da parte degli avvocati internazionali che attualmente si occupano di rappresentare il governo della Repubblica democratica del Congo. Questi avrebbero raccolto delle prove in merito alla catena di approvvigionamento di Apple: includerebbe al suo interno i cosiddetti “minerali del sangue“. È proprio tramite questa dicitura che gli avvocati hanno voluto far capire che Apple finanzierebbe indirettamente i conflitti.
Apple finanzia in maniera indiretta la guerra con l’uso di alcuni materiali
Proviene da Reuters la segnalazione che sta mettendo in cattiva luce Apple in queste ore. Stando a quanto riportato sono tre i minerali che vengono associati in genere alle guerre. Questi sono lo stagno, il tungsteno e il tantalio.
Questi minerali non vengono acquistati in maniera diretta da Apple ma risultano necessari alle aziende a cui il colosso di Cupertino si rivolge per produrre tutti quei componenti utili per assemblare smartphone, computer, tablet e molto altro.
Incongruo ad esempio, terra ricca di questi minerali, i gruppi armati si servono della popolazione per estrarre e vendere il tutto. Proprio per questo motivo dunque è stata lanciata l’accusa.
“Secondo quanto riportato da Reuters, il 22 aprile gli avvocati del Congo hanno espresso al CEO di Apple, Tim Cook, una serie di preoccupazioni riguardanti la catena di fornitura dell’azienda. Inoltre, hanno inviato una lettera alle filiali di Apple in Francia, richiedendo risposte entro tre settimane“.