Questo crea diversi scenari. Il primo se si possiede un’utenza da 3 kW e consumo meno di 150 kWh al mese, non si pagano accise. Se si ha un’utenza da 3 kW e consumo più di 150 kWh al mese, si pagano le accise sulla quota eccedente. Per il terzo scenario, se si possiede un’utenza con potenza superiore a 3 kW, si pagano le accise su tutti i consumi. Infine, se si ha una seconda casa, si pagano le accise su tutti i consumi.
Chi guida un veicolo elettrico con ricarica a casa paga già le tasse sull’elettricità utilizzata. Proprio come chi utilizza un’auto a benzina paga le accise sul carburante
, sebbene gli importi possano differire. Una precisazione necessaria considerando quanto detto.La percezione che le accise sull’elettricità non esistano è dovuta principalmente al fatto che molte utenze domestiche hanno una potenza di 3kW e consumano meno di 150 kWh al mese; quindi, non superano la soglia di esenzione.
Il 2022, primo anno in cui l’auto elettrica è stata utilizzata esclusivamente per tutti e dodici i mesi, mostra un aumento dei consumi elettrici. In questo modo viene evidenziato come i veicoli elettrificati contribuiscano a far superare facilmente la soglia di esenzione delle accise. Inoltre, chi possiede un impianto fotovoltaico e riesce a ricaricare l’auto senza attingere dalla rete elettrica, non paga per quei kWh. Tale situazione è però rara, soprattutto nei mesi invernali quando la produzione solare è ridotta.
Infine, anche chi non possiede un’auto elettrica ma ha una casa con consumi elevati o un contratto da 6 kW, paga le accise su tutti i consumi. Chi ricarica l’auto alle colonnine pubbliche paga le accise attraverso il costo del servizio. Il dibattito è complesso e le soluzioni devono considerare sia l’equità fiscale che l’incoraggiamento alla transizione verso la mobilità sostenibile.