I dispositivi elettronici non sono in grado di funzionare correttamente quando a contatto con un calore eccessivo. Al momento, i sistemi di memoria non volatiche, che includono le SSD, più resistenti sono quelli che smettono di funzionare una volta superata la soglia dei 300°C. Grazie ai progressi raggiunti da un team di scienziati forse potrebbe essere fornita la possibilità di superare tale limite.
Il team ha ideato e testato un nuovo diodo ferroelettrico
. Quest’ultimo è in grado di lavorare per diverse ore anche dopo aver raggiunto i 600°C. È un risultato davvero importante che permetterà agli utenti di utilizzare i propri computer anche in ambienti estremi. Come, ad esempio, le centrali nucleari o sul pianeta più caldo dell’intero sistema solare (Venere).Il raggiungimento di questo traguardo è stato possibile grazie all’uso di un nuovo materiale. Si tratta del nitruro di alluminio ferroelettrico. È una sostanza mai usata prima come superconduttore. Nel dettaglio, il diodo basato su suddetto materiale è sottilissimo, appena 45 nanometri. A tal proposito, gli scienziati credono che quanto scoperto fino ad ora possa rappresentare un punto di partenza del tutto nuovo per i computer che integrano memoria ed elaborazione per processi ad alti requisiti energetici. Questo tipo di impostazione risulta particolarmente fondamentale ad oggi considerando che un di questi sistemi da integrare potrebbe essere proprio l’ormai nota intelligenza artificiale.
I dispositivi normali che utilizzano i transistor al silicio faticano a lavorare correttamente con le alte temperature. La novità proposta dagli scienziati, invece, permetterà di avere un sistema di elaborazione dati in grado di funzionare anche in ambienti estremi, come ad esempio quelli di Venere.