Due grandi società, Meta e Active Blizzard, portate in aula dalle famiglie delle vittime di una strage americana
Due grandi società, Meta e Active Blizzard, portate in aula dalle famiglie delle vittime di una strage americana

L’ombra della tragedia della strage alla Robb Elementary School di Uvalde, Texas, continua a gettare un’imponente sfida legale su due giganti della tecnologia: Meta e Activision Blizzard. Le famiglie delle vittime hanno innalzato un’accusa senza precedenti di omicidio colposo contro entrambe le società, sostenendo che abbiano contribuito ad indirizzare il giovane Salvador Rolando Ramos verso l’arma impiegata nel tragico evento, una DDM4V7 prodotta dalla Daniel Defense.

 

Le azioni legali contro Meta e Activision Blizzard

Le due azioni legali, presentate rispettivamente in California e in Texas, non risparmiano le accuse più gravi, tra cui la negligenza e la violazione del codice commerciale californiano. La documentazione depositata in tribunale enfatizza il ruolo delle società nell’esporre il giovane alla cultura delle armi e nel fornirgli un addestramento implicito tramite contenuti online e videogiochi.

L’interrogativo cruciale che sorge è il seguente: come è stato possibile che il giovane avesse una così dettagliata conoscenza dell’arma utilizzata? E perché ha ritenuto che fosse la soluzione ai suoi problemi? Le indagini sospettano che Meta e Activision Blizzard abbiano influenzato il giovane attraverso le loro piattaforme online e i loro giochi.

In particolare, l’accusa prende di mira Instagram, sussidiaria di Meta, accusata di favorire la promozione dei fucili, incluso il modello DDM4V7, attraverso contenuti veicolati dagli influencer sulla piattaforma. Dall’altra parte, Activision Blizzard è sotto accusa per aver sviluppato videogiochi che, secondo i querelanti, incoraggiano la violenza tra i giovani.

Sebbene Meta non abbia ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito, Microsoft, che ha completato l’acquisizione di Activision Blizzard nel 2023, ha espresso le proprie condoglianze per l’accaduto. Ha però difeso l’industria dei videogiochi, sottolineando che milioni di persone giocano senza che ciò porti a comportamenti violenti.

 

Un problema ancora irrisolto

Il caso ha suscitato un acceso dibattito nazionale sulla responsabilità delle grandi aziende nel fornire informazioni e protezione ai giovani riguardo a contenuti potenzialmente dannosi online. Mentre le famiglie delle vittime cercano giustizia, si rinnova il dibattito su come affrontare i pericoli legati all’accesso ai videogiochi e alla promozione delle armi da fuoco su internet, richiedendo una riflessione approfondita e un’azione concertata da parte di tutti gli attori coinvolti.

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