Polestar

Il CEO di Polestar, Thomas Ingenlath, ha espresso preoccupazione riguardo l’aumento dei dazi sulle importazioni di auto elettriche cinesi. La tassazione, infatti, passerà dal 27,5% al 102,5% entro fine anno. Il rappresentante delegato, a tal proposito, ha sottolineato come questo cambiamento rappresenti un aumento drastico in un periodo di tempo estremamente breve.

Polestar, controllata da Volvo e parte del gruppo cinese Geely, ha una produzione attualmente concentrata in Cina. Ingenlath ha affermato che la loro storia sul mercato delle auto elettriche è iniziata nel 2017. Grazie proprio alla Polestar1 che ha avuto un’impronta fortemente cinese. I modelli Polestar2 e Polestar4 sono infatti prodotti esclusivamente in Cina. Però, l’azienda ha iniziato a pianificare già da tre anni la diversificazione dei propri siti produttivi. La produzione del SUV Polestar3, ad esempio, inizierà a breve nello stabilimento americano di Volvo in Carolina del Sud. Mentre la 4 era stata destinata inizialmente solo al mercato USA. Ma pare invece che sarà prodotta dallo stabilimento di Busan, in Corea del Sud, di Renault Korea Motors a partire dalla metà del prossimo anno.

Polestar: strategia di diversificazione e prospettive future

La diversificazione della produzione è una strategia chiave per Polestar. Soprattutto alla luce dei crescenti dazi imposti dagli Stati Uniti e delle misure simili che potrebbero essere adottate anche dall’Europa per proteggere i mercati interni. Ingenlath ha confermato che l’ azienda ha in programma di aprire uno stabilimento in Europa, anche se la realizzazione di una nuova linea di sviluppo richiede tempo. Lo stabilimento europeo potrebbe non essere operativo prima dell’arrivo della Polestar7, previsto non prima del 2027.

Questa mossa è parte di una più ampia strategia per ridurre la dipendenza dalla produzione cinese e mitigare i rischi associati alle politiche protezionistiche degli Stati Uniti. Ingenlath ha infatti spiegato che differenziare i siti produttivi è essenziale per evitare di essere troppo vulnerabili ai cambiamenti delle politiche commerciali. Nonostante le sfide, resta però ottimista sul futuro del marchio. Il quale punta a consolidare la propria presenza a livello globale, sempre di più.

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