Le preoccupazioni relative all’ingresso delle auto cinesi nel mercato europeo e statunitense, elettrico o meno, continuano a crescere. Negli USA, come metodo per cercare di evitare il proliferare delle aziende provenienti dalla Cina, stanno addirittura pensando di imporre tasse di importazione che arrivino fino al 100%. In Europa, invece, si propone un aumento meno drastico, passando dal 10% al 20%. Questi nuovi dazi riusciranno davvero a influenzare i brand cinesi o non avranno alcun effetto?
Secondo un’analisi di Schmidt Automotive Research i marchi cinesi potrebbero benissimo sopportare l’aumento delle tasse senza neanche dover modificare i prezzi al dettaglio. Perché? Al momento i brand cinesi operano con un margine di profitto del 30% e quindi, anche applicando un aumento delle tasse del 25%, le aziende riuscirebbero a mantenere la stabilità dei prezzi delle proprie auto. Come contro, i brand però avrebbero una riduzione importante dei propri margini di profitto.
Sacrificare i margini e resistere alle tasse o aumentare i costi?
La questione centrale è se i marchi cinesi saranno disposti a sacrificare parte dei loro margini. Alcuni segnali indicano che non tutti sono pronti a farlo. In Europa, Great Wall Motors (GWM) ha già iniziato a ritirarsi, chiudendo la sua sede europea a causa delle scarse vendite. Anche Nio ha annunciato che potrebbe ridurre l’importazione di modelli in Europa se le tasse dovessero aumentare. Al contrario, aziende come BYD e Geely riuscirebbero, forse, a gestire tale incremento senza molte difficoltà.
In Europa, ad ora, i brand cinesi pagano il 10% di tasse di importazione, quota che potrebbe salire al 20% entro la fine del 2024. I marchi europei che esportano in Cina devono invece affrontare una tariffa del 15%. Proprio questa differenza ha spinto l’Unione Europea a intensificare le misure contro i brand cinesi, sospettando di un atteggiamento competitivo non corretto. Nonostante queste preoccupazioni i dati per adesso non mostrano una crescita così preoccupante delle automobili cinesi nei nostri mercati. Le politiche agiscono in visione del futuro, per evitare che possa accadere il peggio, prevenendo possibili effetti negativi.