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Tecniche avanzate per il recupero dei materiali nei pannelli solari

I pannelli solari sono la svolta per l’energia rinnovabile, ma è necessario recuperare le materie preziose al loro interno

Gli argomenti più comuni contro gli investimenti nelle energie rinnovabili, come eolico e solare, sono tre: deturpamento del paesaggio (e preoccupazioni per l’avifauna nel caso delle pale eoliche), dipendenza da Stati esteri pocogreen” per la produzione della materia prima (come la Cina per i moduli solari), e infine il riciclo delle componenti arrivate a fine vita.

 

Il problema del riciclo dei componenti nei pannelli solari

Quest’ultima argomentazione sta guadagnando sempre più consenso. Molti impianti stanno raggiungendo l’età pensionabile e, mentre si parla molto di start-up europee per la produzione di pannelli solari e turbine eoliche, non si dedica la stessa attenzione al riciclo dei materiali. La ricerca ha già affrontato questo problema, cercando soluzioni efficienti e sostenibili per evitare discariche a cielo aperto e recuperare i materiali preziosi contenuti nei moduli solari.

I moduli solari sono composti principalmente da vetro, silicio, argento, plastica, rame e alluminio. Nessuno di questi materiali è tossico e sono tutti comunemente riciclati. La domanda allora è: perché il riciclo delle componenti di un vecchio modulo solare dovrebbe essere più difficile del riciclo del vetro nella raccolta differenziata?

La ricerca nel settore ha iniziato a rispondere a queste domande e alle esigenze future del mercato

delle energie rinnovabili. Uno studio recente pubblicato su Nature, “Unfounded concerns about photovoltaic module toxicity and waste are slowing decarbonization”, sfata il mito delle future discariche a cielo aperto.

I moduli solari in silicio sono attualmente i più diffusi, ma stanno emergendo anche i pannelli in perovskite, un materiale con enorme potenziale ma anche problemi di fragilità e protezione. La perovskite è spesso protetta con piombo, che può inquinare in caso di rottura. Ma la ricerca sta cercando alternative al piombo. Lo studio “A new approach to stabilise perovskite solar cells without lead” dell’Università di Singapore ha trovato valide alternative.

 

Una speranza verde per il futuro

In Australia, con oltre 3,3 milioni di case dotate di pannelli solari, il problema dello smaltimento è imminente. La nazione sta quindi anticipando il problema, attrezzandosi per riciclare e riutilizzare i materiali preziosi dei pannelli a fine vita. Lo studio “Solar photovoltaic waste and resource potential projections in Australia, 2022–2050” dell’UNSW evidenzia il potenziale ambientale ed economico dell’iniziativa.

Anche l’Università di Wuhan sta cercando metodi sostenibili per il recupero dei componenti dei moduli solari, evitando sostanze tossiche. Il loro processo utilizza una miscela di idrossido di sodio e potassio per scindere i legami tra gli strati dei pannelli senza danneggiarli, recuperando oltre il 99,99% del silicio in purezza. Altri materiali come stagno, piombo e rame vengono isolati e riutilizzati mediante elettrodeposizione.

Insomma, le preoccupazioni sul riciclo dei pannelli solari sembrano sempre meno fondate, grazie ai progressi della ricerca e alle nuove tecniche di recupero e riutilizzo dei materiali.

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Pubblicato da
Margherita Zichella