Secondo quanto riportato sembra che Valve costringesse sviluppatori ed editori a sottoscrivere accordi di parità di prezzo. In questo modo Steam avrebbe prezzi più bassi, mentre per le altre piattaforme concorrenti è preclusa la possibilità di vendere giochi a cifre inferiori.
Vicki Shotbolt, attivista per i diritti digitali che ha intentato la causa, ha dichiarato che la situazione ha permesso all’azienda di applicare commissioni elevate (fino al 30%) che hanno portato i consumatori britannici a pagare cifre eccessive per giochi e contenuti in-game, per almeno 6anni.
Considerando quanto detto, Valve sta manipolando il mercato e si sta approfittando dei consumatori
. Secondo l’avvocato Natasha Pearman il diritto alla concorrenza serve ad impedire che situazioni di questo tipo accadano. Quando i consumatori vengono danneggiati è importante che agiscano azioni collettive come quella contro Valve. In questo modo sarà possibile dare voce a coloro che si ritrovano in difficoltà. La causa in corso si propone di terminare le presunte pratiche anticoncorrenziali dell’azienda e allo stesso tempo aiutare i clienti coinvolti a recuperare quanto speso. Bisognerà aspettare per comprendere come evolverà la situazione.Quanto accaduto con Valve presenta alcune similitudini con quanto accaduto con Sony per i prezzi del PlayStation Store. In questo caso, la denuncia è stata presentata al Competition Appeal Tribunal di Londra ed accusava l’azienda di applicare commissioni pari al 30% su tutte le vendite. In questo modo i prezzi risultavano elevati a danno soprattutto di consumatori che si affidavano allo Store di PlayStation per acquistare i propri giochi.