Qualcomm paga 75milioni di dollari per concludere una causa legale mossa dai propri azionisti. Quest’ultimi l’avevano accusata di aver gonfiato il prezzo delle proprie azioni.
L’accordo preliminare, interamente in contanti, è stato depositato presso il tribunale federale di San Diego. Al momento attende l’approvazione del giudice distrettuale Jinsook Ohta. Lo stesso giudice aveva certificato la causa come class action nel marzo dello scorso anno. Secondo le accuse degli azionisti, Qualcomm aveva gonfiato artificialmente il prezzo delle sue azioni tra febbraio 2012 e gennaio 2017.
Qualcomm al centro di una possibile causa
L’azienda avrebbe ripetutamente descritto le vendite di chip e le licenze tecnologiche come attività separate. In realtà, sembra che le avrebbe raggruppate per soffocare la concorrenza. In alcuni casi, avrebbe in un certo senso reso necessario l’acquisto dei suoi chip per poter accedere ad un accordo. Tale pratica avrebbe indotto in errore il mercato, danneggiando gli investitori.
Nel mese di gennaio del 2017, la Federal Trade Commission ha citato in giudizio Qualcomm. In questo caso si è parlato di presunti tentativi di monopolizzazione del mercato dei processori “baseband“. Si tratta di un tipo di chip utilizzato negli smartphone. Anche Apple accusò l’azienda di sfruttare la sua posizione. Lo scopo, secondo le accuse, era quello di imporre prezzi eccessivi per la concessione delle proprie licenze tecnologiche. Le affermazioni di Apple, definite infondate da Qualcomm, portarono a un crollo del 13% nel prezzo delle azioni della società.
Al tempo Qualcomm è riuscita a vincere gran parte di quelle battaglie legali. Le cause con Apple si conclusero con una serie di accordi. Tale esito ha portato a un aumento del valore delle azioni di Qualcomm, indebolendo le accuse di gonfiamento artificiale del prezzo delle azioni. Nonostante ciò, gli azionisti sostengono che l’accordo rappresenti un buon esito poiché stanno effettivamente ricevendo un pagamento. Qualcomm e sei imputati individuali, tra cui gli ex amministratori delegati Paul Jacobs e Steven Mollenkopf, hanno negato ogni illecito, ma hanno comunque accettato l’accordo.