La crescente rete di satelliti Starlink di SpaceX, se da un lato promette di rivoluzionare le comunicazioni globali, dall’altro potrebbe avere gravi ripercussioni sull’ambiente terrestre. Un recente studio condotto dall’Università della California del Sud ha rivelato che questi satelliti non solo contribuiscono all’inquinamento atmosferico durante il loro rientro, ma potrebbero anche danneggiare lo strato di ozono, vitale per proteggerci dalle radiazioni UV.
I satelliti di SpaceX e l’ozono stratosferico
L’ozono stratosferico è essenziale per la vita sulla Terra, agendo come uno scudo naturale contro le radiazioni solari nocive. Il rientro dei satelliti dismessi o malfunzionanti, però, libera particelle inquinanti, in particolare ossidi di alluminio, il cui impatto ambientale è stato a lungo trascurato.
Finora, l’attenzione è stata rivolta principalmente ai gas nocivi emessi dai razzi durante i lanci. Solo di recente, grazie a studi come quello condotto dal team di Joseph Wang, si è iniziato a considerare l’effetto devastante dei materiali rilasciati dai satelliti durante il loro rientro nell’atmosfera. Secondo Wang e il suo team, anche un singolo satellite, al termine della sua missione, può rilasciare una quantità significativa di nanoparticelle di ossido di alluminio. Queste particelle possono persistere nell’atmosfera per decenni, danneggiando lo strato di ozono e aumentando significativamente i livelli di alluminio nell’aria.
SpaceX ha già lanciato quasi 6.000 satelliti Starlink e ha piani per aggiungerne decine di migliaia. Questo rapido incremento potrebbe aggravare notevolmente il problema. La corsa alla creazione di costellazioni satellitari sempre più dense sta spingendo altre aziende a seguire l’esempio, intensificando le preoccupazioni ambientali.
“Il nostro studio è uno dei primi a esaminare le potenziali conseguenze a lungo termine del rilascio di ossidi di alluminio nell’atmosfera da parte dei satelliti”, ha affermato Wang. “È fondamentale approfondire questi rischi, soprattutto considerando che, se le attuali pratiche di lancio e rientro continueranno senza regolamentazioni efficaci, i livelli di questi inquinanti potrebbero aumentare del 646% rispetto ai livelli naturali”.
Il pericolo delle nanoparticelle
Gli scienziati riconoscono che ottenere dati precisi sugli inquinanti rilasciati durante il rientro dei satelliti è estremamente difficile, il che rende ancora più urgente l’adozione di misure preventive. “Con l’aumento della frequenza dei rientri satellitari, è essenziale espandere la nostra comprensione di questo fenomeno emergente”, concludono i ricercatori.