TIM rinuncia alla sua leadership e mette la rete NetCo in vendita, per coprire i debiti che stavano soffocando l'azienda.

Tim e Kkr hanno fissato il primo luglio come data per il perfezionamento della vendita della rete NetCo a Optics Bidco, un veicolo finanziato dal fondo Usa Kkr, dal Canada Pension Plan Investment Board e dall’Abu Dhabi Investment Authority. Anche il Ministero dell’Economia e F2i partecipano all’operazione. Tim incasserà 18,8 miliardi di euro, cifra che potrebbe salire a 22 miliardi con gli earn-out.

 

La vendita della rete NetCo e le sue implicazioni

Il CEO di Tim, Pietro Labriola, ha definito l’operazione “irreversibile” e ha sottolineato come la vendita della rete permetterà di ridurre significativamente l’indebitamento dell’azienda. “Non avremo più quei vincoli anacronistici che ci impedivano di competere con gli altri player”, ha dichiarato Labriola.

A seguito di questa definitiva separazione, il consiglio di amministrazione di Tim esaminerà i dati preconsuntivi al 30 giugno il 31 luglio, mentre l’approvazione della relazione intermedia è prevista per il 26 settembre. Nello stesso periodo, Tim abbandonerà la storica sede di Corso d’Italia, con i dipendenti che si trasferiranno in altre sedi romane, segnando la fine dell’integrazione verticale tra rete e servizi e aprendo la strada a un possibile consolidamento del settore delle telecomunicazioni in Italia.

Dal primo trimestre del 2025, Tim Consumer, senza la sua rete, si troverà a competere con Iliad, WindTre, Vodafone e Fastweb. Recentemente ci sono stati colloqui tra Tim e Iliad, e anche tra Tim e PosteMobile. Giorgio Tavolini di Intermonte ha suggerito che una combinazione tra Tim e PosteMobile avrebbe minori rischi antitrust rispetto a una fusione con Iliad, grazie alla diversa distribuzione delle quote di mercato e dello spettro.

Sul fronte occupazionale, Riccardo Saccone, segretario generale del sindacato di categoria, ha avvertito che il vero consolidamento nelle telecomunicazioni deve ancora iniziare e potrebbe avere impatti significativi sui posti di lavoro. Pietro Labriola ha definito urgente il consolidamento nel mobile, prevedendo possibili fusioni e acquisizioni.

 

Sotto lo sguardo vigile dell’Antitrust italiano

Tutte le operazioni dovranno passare sotto il vaglio dell’Antitrust. La Commissione Europea ha delegato all’Antitrust italiano la verifica del Master Service Agreement tra Tim Servizi e la rete. Un altro tema antitrust si aprirebbe in caso di fusione tra NetCo e Open Fiber.

Daniele Peli, amministratore delegato di Intred, ha dichiarato che il consolidamento è “un processo naturale che potrà favorire l’innovazione e ottimizzare i costi, ma che deve essere gestito con attenzione”. Renato Brunetti di Unidata ha avvertito che la fusione tra Open Fiber e NetCo potrebbe creare un monopolio problematico. Una possibile soluzione, secondo Brunetti, sarebbe cedere le aree meno competitive a NetCo mantenendo quelle competitive sotto Open Fiber.

Anche società più piccole come Timenet vogliono partecipare al consolidamento, esplorando operazioni di aggregazione sia nel settore delle telecomunicazioni sia in settori attigui come il cloud. “Monitoriamo costantemente il mercato per trovare opportunità adatte al nostro business,” ha dichiarato Franco Iorio, fondatore di Timenet.

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