L’ utilizzo da parte di Apple di terze parti per la commercializzazione di altre applicazioni è molto ristretto soprattutto quando viene limitata la libertà di comunicazione e promozione degli sviluppatori. I termini utilizzati dalla casa di Cupertino non permettono di informare i clienti delle opportunità di acquisto alternative e più economiche creando una sorta di monopolio del mercato. L’ indirizzamento ad altre fonti sarebbe permesso attraverso il “link-out” che indirizza l’ utente verso una pagina web esterna. Inoltre Apple addebita ai clienti delle commissioni in più per ogni acquisto effettuato entro sette giorni dal click sul link-out.
Apple avrà del tempo per esaminare le accuse della Commissione Europea e formulare delle risposte; anche perché non permettendo di fornire delle informazioni in più su terze parti si andrebbe a violare l’ articolo 5 del DMA. Se quindi Apple dovrebbe essere colpevole allora sarebbe soggetta a una sanzione che corrisponde al 10% delle entrate globali che aumenterebbe fino a 20% se le violazioni si dovessero ripetere. Per trasformare queste percentuali in numeri basta considerare che l’ azienda ha un fatturato intorno a 383 miliardi di dollari per cui sarebbero 38,3 miliardi per la prima sanzione e 76,6 miliardi di dollari per la seconda sanzione. Verrà anche esaminata la tariffa imposta ai clienti di 0,50 euro per ogni app installata se rispetta i termini del DMA.
Altro punto fondamentale per l’ indagine sono i requisiti di idoneità per gli sviluppatori di offrire app store alternativi. La lunga indagine rivelerà se le azioni fino ad ora effettuare da Apple sono giuste oppure se dovrà rimediare ai suoi errori.