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L’intelligenza artificiale: cosa c’è dietro i chatbot “pensanti”

Recentemente, si è parlato molto di intelligenza artificiale e della questione se questi sistemi possano davvero “pensare” come gli esseri umani. Questa discussione è diventata piuttosto accesa, soprattutto perché alcune persone sostengono che le AI, come i chatbot, potrebbero avere una sorta di coscienza. Ma la realtà è ben diversa da come viene presentata nella fantascienza.

 

L’intelligenza dei chatbot

Prendiamo ChatGPT, ad esempio. Questo chatbot non è capace di pensare o ragionare come facciamo noi. Invece, ciò che fa è cercare di imitare una conversazione naturale in modo che sembri che stia parlando come un umano. Ma dietro le quinte, c’è un sistema complesso che usa enormi quantità di dati e algoritmi sofisticati per fare in modo che il chatbot possa rispondere alle domande in modo coerente.

Quando ChatGPT o un altro sistema simile genera una risposta, non sta davvero “pensando” alla risposta nel senso umano del termine. Piuttosto, sta scegliendo quale parola o frase utilizzare successivamente basandosi su probabilità. Utilizza un metodo chiamato “tokenizzazione“, che trasforma le parole in numeri. In pratica, il sistema lavora con sequenze di numeri, non con parole vere e proprie. Questo processo permette ai modelli di calcolare quale parola è più probabile che venga dopo nella conversazione.

Ecco perché a volte si verificano delle “allucinazioni” nei chatbot, cioè risposte sbagliate o incoerenti. Questo accade perché l’IA si basa su probabilità e modelli matematici piuttosto che su una vera comprensione del contesto. Non essendo capace di ragionare come noi, i sistemi di intelligenza artificiale possono commettere errori che sono difficili da evitare completamente, anche con una grande quantità di dati.

Un salto importante nella tecnologia dei modelli di linguaggio è avvenuto con GPT-3, che è molto più avanzato rispetto al suo predecessore GPT-2. Mentre GPT-2 aveva 1,5 miliardi di parametri, GPT-3 ne ha 175 miliardi. Questo grande aumento nella quantità di dati e parametri ha migliorato notevolmente le capacità del modello, rendendolo più efficace nel simulare conversazioni naturali. Tuttavia, nonostante questi miglioramenti, i chatbot non sono diventati capaci di pensare come gli esseri umani.

 

Una questione di probabilità

Per il futuro, gli scienziati stanno cercando di sviluppare un’intelligenza artificiale generale (AGI), che sarebbe in grado di apprendere e svolgere qualsiasi compito intellettuale che può essere svolto da un umano. Ma siamo ancora lontani da questo traguardo e, per ora, possiamo solo aspettare e vedere come la tecnologia continuerà a evolversi. Nel frattempo, è utile ricordare che, anche se i chatbot possono sembrare intelligenti, in realtà funzionano grazie a modelli statistici e probabilistici, non alla vera cognizione umana.

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Pubblicato da
Margherita Zichella