La sua argomentazione si basa su un concetto di “contratto sociale” esistente sin dagli anni ’90. Secondo quest’ultimo i contenuti pubblicati online sono considerati di pubblico dominio per un uso corretto. Seguendo tale logica chiunque può copiarli, ricrearli, riprodurli.
Tale posizione non è condivisa da tutti e ha suscitato non poche controversie. Solo pochi mesi fa, il New York Times ha intentato una causa contro OpenAI e Microsoft per presunta violazione del copyright. Quanto accaduto dimostra come la questione sia tutt’altro che risolta. La causa del New York Times rappresenta solo uno degli esempi più visibili di una serie di tensioni legali e morali
. Quest’ultime circondano l’uso dei dati online dalle grandi aziende tecnologiche per l’addestramento delle proprie AI.Non si tratta solo di affrontare le diverse implicazioni legali. La questione solleva anche preoccupazioni etiche e pratiche. A tal proposito, ad esempio, l’Unione Europea ha recentemente bloccato il lancio di Meta AI in Europa. Il blocco è stato causato da una serie di preoccupazioni riguardanti l’uso improprio dei dati degli utenti per l’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale. Tale intervento regolamentare sottolinea come la protezione dei dati e la privacy siano temi di fondamentale importanza nella discussione.
È probabile che le tensioni continuino ancora a crescere. Quest’ultime, a loro volta, alimenteranno ulteriori dibattiti e potenziali conflitti. La sfida, per le grandi aziende come Microsoft, sarà trovare un equilibrio tra l’innovazione e il rispetto dei diritti. Il tutto assicurando che l’AI possa svilupparsi in modo responsabile e sostenibile.