La fusione nucleare potrebbe aprire tantissimi altri spiragli per la scienza e per il mondo in generale. Il reattore sperimentale che si basa su questo tipo di tecnologia noto come ITER, sta però subendo dei ritardi sulla sua tabella di marcia. Stando a quanto riportato infatti il direttore generale Pietro Barabaschi avrebbe riferito di un nuovo ritardo.
Saranno necessarie ancora altri 15 anni per vedere attivo il reattore. L’avvio del progetto dunque, con il reattore che entrerà in funzione ufficialmente, è previsto per il 2039. È stato registrato quindi un ulteriore ritardo di quattro anni rispetto al periodo che era stato deciso precedentemente. I rallentamenti che ha subito il nuovo reattore a fusione nucleare sono stati già tanti in passato. Basti pensare che il progetto, ideato nel 2006, è passato attraverso situazioni del genere più volte.
Fusione nucleare, i rallentamenti per il reattore ITER dovuti anche alla pandemia
Sarebbe stato anche il periodo della pandemia a scaturire il ritardo per il reattore a fusione nucleare ITER. Ci sono inoltre dei lavori di riparazione da svolgere per alcuni componenti che sono fondamentali per il corretto funzionamento. L’1 luglio scorso intanto sono stati completati ufficialmente i magneti superconduttori che vanno a rappresentare il fulcro del reattore. Queste le parole da parte di Pietro Barabaschi:
“La realizzazione e la consegna delle 19 bobine di campo toroidali di ITER rappresentano un traguardo eccezionale. Esprimiamo le nostre congratulazioni ai governi membri, alle agenzie nazionali di ITER, alle aziende partecipanti e a tutte le persone che hanno investito innumerevoli ore in questo straordinario progetto. La fusione rappresenta una promettente soluzione a lungo termine per un approvvigionamento energetico globale sostenibile e privo di emissioni di carbonio. Il progetto ITER mira a sfruttare questa potenza, fungendo da passo sperimentale fondamentale tra le attuali macchine di ricerca sulla fusione e le future centrali elettriche a fusione”.