Il Sindacato Nazionale Samsung Electronics (NSEU), il più grande sindacato presso Samsung Electronics, ha avviato uno sciopero di tre giorni, iniziato lunedì, minacciando di interrompere le linee di produzione dei chip a meno che la direzione non accetti un aumento salariale e incentivi maggiori. Questo evento segna il primo sciopero dei lavoratori sindacalizzati nella storia di 55 anni del colosso tecnologico sudcoreano.
Circa 4.000 lavoratori sindacalizzati degli stabilimenti Samsung a livello nazionale hanno partecipato a un raduno presso il campus dell’azienda a Hwaseong, nella provincia di Gyeonggi, con la polizia che ha stimato la presenza di circa 3.000 membri del sindacato. Secondo un sondaggio interno, il sindacato ha riportato che un totale di 6.540 membri hanno espresso l’intenzione di partecipare allo sciopero, con oltre 5.000 membri dei settori delle strutture, della produzione e dello sviluppo che si sono uniti alla protesta. Nonostante le previsioni di interruzioni, Samsung Electronics ha dichiarato che non ci sono state perturbazioni nella produzione durante i primi due giorni di sciopero, principalmente perché la maggior parte delle linee di produzione sono automatizzate.
Il sindacato, guidato da Son Woo-mok, conta circa 30.000 membri, pari al 24% della forza lavoro totale di Samsung, e ha visto una rapida crescita sin dal 2020, quando l’azienda ha cessato le azioni che scoraggiavano la formazione di sindacati. Da gennaio, il sindacato sta facendo pressione sulla direzione per ottenere un aumento salariale maggiore, l’adempimento delle promesse relative ai permessi retribuiti e miglioramenti ai criteri per gli incentivi. Le trattative, finora, sono fallite, e il sindacato ha annunciato il 29 maggio che avrebbe avviato uno sciopero.
Il vicepresidente di NSEU, Lee Hyun-kuk, ha dichiarato che il fine della mobilitazione è quello di bloccare la produzione per far valere le proprie richieste. Diverse manifestazioni si sono succedute nelle strade sin da aprile, coinvolgendo anche cantanti della fiorente industria del K-Pop per sensibilizzare l’opinione pubblica. Venerdì scorso, in un evento storico, alcune centinaia di lavoratori si sono radunati di fronte al quartier generale di Seul, esponendo striscioni con slogan come “Oppressione del lavoro, oppressione del sindacato, non lo sopporteremo più”, mentre altri hanno semplicemente disertato il luogo di lavoro.
Lo sciopero rappresenta un passo quasi rivoluzionario in Corea del Sud, dove la cultura confuciana basata sul rispetto dei superiori e degli ordini è profondamente radicata, specialmente in un’azienda potente come Samsung. La stessa cultura è stata spesso indicata come il segreto del successo dei colossi asiatici dei microchip. Tuttavia, una parte dei dipendenti sudcoreani di Samsung ha deciso che non è più accettabile continuare con le attuali condizioni di lavoro e il mancato dialogo con il sindacato.
Samsung è un elemento chiave nell’economia sudcoreana, con una posizione dominante sia nel settore tecnologico che politico. La società prevede di triplicare la produzione di chip di memoria nel 2024 e di raddoppiarla nuovamente nel 2025, con un investimento da circa 200 miliardi di dollari entro il 2042 per un nuovo complesso industriale di semiconduttori a sud di Seul. Questo rafforza ulteriormente la sua posizione come leader mondiale nella produzione di microchip, insieme a TSMC.
Il sindacato ha avvertito che metterà in atto un altro sciopero di cinque giorni, a partire dal 15 luglio, se non ci saranno progressi durante l’attuale sciopero. Già a inizio giugno, numerosi dipendenti avevano preso un giorno di ferie per organizzare la prima vera azione sindacale di NSEU, che, secondo Samsung, non ha prodotto alcun impatto sulla produzione.
La lotta sindacale è seguita con apprensione anche dal governo, poiché Samsung non è solo un’azienda ma un conglomerato industriale con una presa tentacolare sui gangli del potere sudcoreano. Lee Jae-yong, ultimo rampollo della famiglia fondatrice e uomo più ricco del paese, è stato coinvolto in scandali di corruzione, aumentando la visibilità e la rilevanza delle questioni sollevate dal sindacato.
Lo sciopero arriva mentre Samsung lotta per riconquistare il suo vantaggio nel settore della produzione di chip di memoria, un componente critico per i sistemi avanzati di intelligenza artificiale. L’azienda ha cercato di garantire che lo sciopero non avrà impatti sulla produzione, ma il futuro rimane incerto. “Stavolta il nostro obiettivo non era quello di influenzare la linea di produzione, ma di inviare un messaggio alla direzione che siamo organizzati e siamo convinti di quello che vogliamo”, ha dichiarato Lee Hyun-kuk.
Con i negoziati ancora in stallo, rimane da vedere come Samsung risponderà alle richieste del sindacato e se le prossime azioni sindacali riusciranno a influenzare le politiche aziendali del colosso tecnologico.