Giunge al termine la prima missione “Crew Health and Performance Exploration Analog” (CHAPEA) della NASA. Passati ben 378 giorni all’interno di un habitat in cui vi erano i mezzi per simulare la vita su Marte, i quattro volontari hanno finalmente messo piede fuori dalla struttura. Questa è stata stampata interamente in 3D ed è sita presso il Johnson Space Center di Houston.
La missione doveva replicare una permanenza di un anno intero vissuto sul Pianeta Rosso. Nei mesi passati ogni membro ha dovuto svolgere differenti attività con scopi diversi.Dovevano simulare le condizioni di vita ed il lavoro che gli astronauti potrebbero incontrare durante una vera missione su Marte. Ci sono state le “passeggiate spaziali”, la coltivazione degli ortaggi per la sopravvivenza e la manutenzione di tutto l’habitat. La missione CHAPEA della NASA è di grande importanza. Il progetto è servito per raccogliere più dati possibili per migliorare le tecnologie e le procedure di supporto agli astronauti durante lunghi viaggi nello spazio.
La NASA ci porterà su Marte
Durante l’anno di simulazione, i volontari hanno affrontato una serie di sfide pensate per testare la loro capacità di adattamento, la resistenza fisica e mentale e le loro competenze tecniche. I dati raccolti dalla Nasa durante questa missione saranno fondamentali per lo sviluppo di future missioni umane su Marte.
La NASA ha in calendario già altre nuove missioni CHAPEA che dureranno circa un anno. Le candidature per la seconda missione, che inizierà nella primavera del prossimo anno, sono state chiuse ad aprile. Per partecipare, i candidati dovevano soddisfare una serie di requisiti piuttosto restrittivi. Oltre alla cittadinanza statunitense, erano richiesti un’età compresa tra i 30 e i 55 anni, una buona conoscenza della lingua inglese ed altre competenze che ne attestassero l’idoneità alla partecipazione alla missione. Intanto il rover della NASA continua ad aggirarsi per il pianeta rosso raccogliendo informazioni ed operando con successo . Questo ha iniziato a risalire l’antico letto del fiume che alimentava il cratere Jezero, avvicinandosi alle fasi finali di questa quarta campagna scientifica.